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Carabinieri a giudizio per il ricatto a Marrazzo

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Tre i militari accusati del reato. Uno risponderà di ricettazione: girò il video in via Gradoli

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Eper questo saranno processati. A oltre due anni dallo scandalo che costò le la poltrona al presidente della Regione Lazio arrivano cinque rinvii a giudizio, due patteggiamenti e un proscioglimento. I carabinieri Nicola Testini, Luciano Simeone e Carlo Tagliente dovranno rispondere di ricatto, il loro collega Antonio Tamburrino di ricettazione per il video girato nell'appartamento di via Gradoli il 3 luglio 2009. Cessione di sostanza stupefacente è invece il capo d'accusa per il trans Natalì, il cui vero nome è Alexander Josè Vidal Silva. Il pusher Massimo Salustri è stato, invece, prosciolto dall'accusa di violazione della legge sugli stupefacenti e altri due spacciatori hanno patteggiato: Bruno Semprebene ha avuto la condanna a due mesi di reclusione in continuazione con altra pena per una vicenda analoga, Emiliano Mercuri un anno e quattro mesi. A disporre il processo è stato il gup Stefano Aprile. La prima udienza si terrà il 31 maggio davanti ai giudici della IX sezione del tribunale. I ministeri dell'Interno e della Difesa compariranno nella doppia veste di responsabile civile e di parte civile. Testini dovrà rispondere anche della morte del pusher Gianguarino Cafasso, avvenuta in una stanza dell'hotel Romulus la notte tra l'11 e il 12 settembre 2009. Ma, contrariamente da quanto richiesto dalla procura, il capo d'imputazione nei suoi confronti è stato alleggerito, passando da omicidio volontario pluriaggravato a morte come conseguenza di altro delitto. Secondo il giudice, infatti, la droga ceduta da Testini a Cafasso non aveva lo scopo di favorirne la morte. Circostanza, questa, contestata dai difensori del carabiniere e basata sui risultati di una consulenza di parte che attribuisce alle precarie condizioni di salute, e non ad un mix di droga, il decesso dello spacciatore. «L'ipotesi di reato verrà semntita certamente in dibattimento - ha sottolineato il legale di Testini, Valerio Spigarelli - Il perito del giudice ha già detto che la morte è collegata ai problemi fisici della vittima». Lo scandalo provocò le dimissioni del governatore Marrazzo, che si ritirò dalla politica. Per il caso del presunto ricatto, il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e il sostituto Rodolfo Sabelli attribuiscono a Testini, Simeone e Tagliente di aver «con la minaccia di gravi conseguenze costretto Marrazzo a compilare e a consegnare loro tre assegni dell'importo complessivo di 20 mila euro». Non solo, in quell'occasione i tre si sarebbero «impossessati di 5000 euro di proprietà in parte di Marrazzo in parte di Natalì». Mau. Gal

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