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Il gioco dell'oca dei cortei Si torna al protocollo del 2009

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Pecoraro: rendere più incisiva l'intesa già firmata con i sindacati

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Cen'è già uno valido, firmato nel 2009, che si può definire meglio per renderlo più incisivo». Parola del prefetto Giuseppe Pecoraro (ospite ieri del congresso dell'Ugl), insieme al primo cittadino e alle maggiori sigle sindacali pedine di un gioco dell'oca che va avanti ormai da due anni e a cui non sembra esserci soluzione. Parole identiche a quelle pronunciate da Alemanno il 14 novembre dell'anno scorso, alla vigilia della firma dell'ordinanza "salva Centro storico": «La nostra proposta - spiegava il sindaco a margine della rinione tra prefettura, questura e sindacati - è di migliorare il protocollo del 2009 per renderlo più ristrittivo». La necessità di una nuova regolamentazione, ricordiamo, era maturata nel corso del mese successivo agli scontri di piazza del 15 ottobre scorso, durante i quali mezzo centro storico fu mezzo a ferro e a fuoco da black bloc scatenati e ben organizzati. Da metà ottobre a metà novembre il sindaco vietò con un'ordinanza «d'emergenza» lo svolgimento di cortei all'interno del perimetro del Primo Municipio proprio per dare una tregua al centro storico. Ammessi solo sit in in determainate piazze. Alla scadenza di questo periodo di divieto Alemanno firmò la nuova ordinanza che prevedeva cortei solo di sabato, aree ad hoc per sit-in anche durante la settimana, e 5 percorsi obbligati. Confermava inoltre il divieto in alcune piazze storiche tra cui piazza Navona. Quest'ordinanza, scaduta il 31 dicembre scorso e non rinnovata, secondo il Tribunale amministrativo del Lazio violerebbe l'articolo 17, comma 3, della Costituzione, che dispone il preavviso alle autorità per le riunioni in luogo pubblico, le quali possono vietarle soltanto per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica». Per i giudici, inoltre «il contenuto delle ordinanze - impugnate dal Pdci Fds e la Cgil- si presenta eterogeneo rispetto alle finalità per le quali lo stato di emergenza è stato dichiarato e per le quali i poteri straordinari sono stati attribuiti». Secondo il Tar «un limite alla libertà di corteo, costituzionalmente garantita, potrebbe essere introdotto solo a salvaguardia, volta per volta, di un interesse di pari rilievo costituzionale». Alemanno, insomma, sarebbe andato oltre i suoi poteri. IlTar si conferma lo scoglio principale contro cui devono combattere le amministrazioni e in particolare quella capitolina. Dalle Quote Rosa all'Urbanistica, dai Rifiuti alla Sanità, il Tribunale si conferma il vero amministratore, con il risultato di una città ferma che si avvolge su se stessa come un gomitolo di guai. Sui cortei ieri il prefetto Pecoraro ha sottolineato come il problema non siano le grandi sigle sindacali, che hanno firmato il protocollo del 2009. Vero. Quelli che fanno casino fregandosene delle regole sono le piccole associazioni, gli studenti e gli outsider della protesta a oltranza. Quelli che, c'è da scommetterci, non firmeranno mai alcun protocollo.

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