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Mai più scuole sotto i mille alunni Approvato il piano della discordia

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Polverini: «Visiterò gli istituti che contestano gli accorpamenti»

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«Naturalmenteabbiamo già proceduto a correggere alcune questioni che in qualche modo, in questi giorni, avevano animato il dibattito» ha aggiunto il presidente. E la cosa non finisce qui. Perché la Polverini, come anche l'assessore regionale all'Istruzione Gabriella Sentinelli, è disponibile a visitare personalmente nel corso dell'anno gli istituti scolastici «per vedere se è necessario operare, in corso d'opera, ulteriori accorgimenti». Il piano uscito ieri dalla giunta regionale, infatti, ora «va monitorato anche rispetto la sua applicazione» anche se è il frutto di una concertazione «che ha coinvolto tutte le istituzioni». Il dimensionamento, che prevede l'accorpamento degli Istituti primari e secondari inferiori con meno di 1000 alunni, andava fatto per decreto (lo ha stabilito la legge 111/2011). È stato fortemente criticato (e lo è ancora) perché fin dall'inizio s'è focalizzata l'attenzione sugli effetti più evidenti del decreto, cioè, il taglio di un centinaio di direzioni scolastiche nelle scuole primarie della Regione, di cui circa 60 solo nella provincia di Roma. Partì pure la richiesta alla Polverini (avallata da minisindaci e dai vertici della Provincia) affinché il Lazio chiedesse al Governo «una proroga dell'applicazione del Decreto». La nuova riorganizzazione della rete scolastica prevede una riduzione complessiva pari a 109 dirigenze nel Lazio: 68 in provincia di Roma; 18 in provincia di Latina; 17 in provincia di Frosinone; 2 in provincia di Rieti; 4 in provincia di Viterbo. Contro il dimensionamento scolastico sono scesi in campo dirigenti scolastici, insegnanti e comitati dei genitori in varie circoscrizioni della città. Paradossale il caso della scuola media G.G. Belli di via Mordini (XVII Municipio) che come denunciano docenti e genitori dovrebbe essere smembrata in due parti con un gruppo di sezioni (302 alunni) accorpate a un istituto e un gruppo (525 alunni) a un altro. Messe così sarebbero inevitabili, in una situazione simile, i problemi di ordine organizzativo e didattico. Emblematico quello dell'Istituto Comprensivo Regina Margherita a Trastevere in I Municipio (è la prima scuola pubblica aperta a Roma nel 1888) che secondo i genitori «rischia di scomparire» perché «l'Istituto verrebbe smembrato, con la divisione dopo circa 30 anni dalla G.G. Badini, per accorparlo a una scuola più piccola (la Elsa Morante di Testaccio) pur avendo la Regina Margherita i numeri, alunni e titoli, per poter sopravvivere da sola». Proprio per tranquillizzare i docenti e le famiglie l'assessore Sentinelli ha ribadito che «nella costituzione degli Istituti comprensivi non ci saranno movimenti di scuole, nè tantomeno di alunni». Insomma non si chiudono nè si cambiano sedi: tutti i ragazzi rimarranno nelle stesse classi. E non ci saranno tagli ai posti di lavoro. «Saranno solo i dirigenti a spostarsi nei diversi plessi di competenza. Anche i nomi delle scuole rimarranno invariati e questo per garantire le identitàe la storia dei singoli istituti. Il reale dimensionamento scolastico - conclude Sentinelli - si avrà solo dopo il 20 febbraio, data entro la quale i genitori dovranno scegliere la scuola dove iscrivere i propri figli. Alla scadenza delle iscrizioni avremo quindi un quadro più chiaro delle reali richieste dei cittadini e dei flussi scolastici e potremo valutare l'impatto sul territorio». Per l'opposizione, però, non sono tutto così liscio. Secondo Filiberto Zaratti, consigliere regionale di Sel della Commissione scuola della Pisana, che sulla vicenda ha presentato un'interrogazione urgente alla Polverini: «il piano opera ulteriori riduzioni e tagli all'offerta scolastica nelle comunità del Lazio».

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