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Uccisioni, rapine e droga, in palio c'è il territorio

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I carabinieri sul luogo dell'omicidio

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Il sangue che ha macchiato le strade della Capitale nell'ultimo anno è finito nel mirino degli alti magistrati della Corte d'appello. I morti e i gambizzati sarebbero legati da un unico filo conduttore: regolamento di conti e controllo dello spaccio. E non del predominio di un'organizzazione. È stato ieri mattina il presidente della Corte d'appello di Roma Giorgio Santacroce, durante la cerimonia d'inaugurazione dell'anno giudiziario, a spiegare alcuni dei motivi che stanno portando criminali a impugnare la pistola e farsi giustizia da soli. «Non può tacersi dei numerosi fatti di sangue verificatesi negli ultimi mesi a Roma e nell'hinterland romano che sembrano accendere i riflettori su una provincia da romanzo criminale - si legge nella relazione di Santacroce - molte aggressioni, per le modalità esecutive e per le caratteristiche soggettive delle vittime, risultano maturate a seguito di contrasti insorti tra gruppi rivali». Un'analisi che è stata messa nero su bianco anche dal procuratore generale della Corte d'appello Luigi Ciampoli, che a sua volta ha affermato durante la cerimonia che «non si può parlare dell'esistenza di una nuova banda della Magliana». Anche perché per il procuratore generale non sarebbero emersi elementi che collighino i delitti tra di loro. Anzi. Per l'alto magistrato fino ad ora sono emersi elementi che fanno credere che si tratti di «un tentativo di monopolizzare il mercato dello spaccio o di azioni di ritorsione ad analoghe azioni delittuose». Tra gli aspetti analizzati dal presidente Santacroce, anche la presenza di varie bande criminali che investono capitali nella Capitale. «Le organizzazioni mafiose nel Lazio e a Roma sono sempre più radicate con articolazioni logistiche per il riciclaggio di capitali accumulati illecitamente e per l'investimento in rilevanti attività commerciali e imprenditoriali, soprattutto nel campo della ristorazione, dell'abbigliamento e delle concessionarie di auto». Molti infatti negli ultimi tre anni i sequestri e le confische ai danni delle famiglie mafiose che «investono» nella Capitale. I carabinieri del Reparto operativo della Capitale, ha scritto nella relazione Santacroce, hanno confiscato 153 milioni dui euro e nei primi dieci mesi del 2011 5 mila chili di droga. «Roma attira le organizzazioni mafiose e perché è una piazza commerciale di primo piano nello scenario nazionale, specie per quanto riguarda il consumo di droghe e perché è il centro del potere politico e quindi vengono prese le decisioni sui grossi investimenti e sui grandi appalti». Anche la criminalità straniera sta compiendo traffici illegali sul territorio della città eterna. A preoccupare, è la criminalità cinese, che per il presidente della Corte d'appello è specializzata nel business della contraffazione. Non solo. L'influenza di questa criminalità «non è più circoscritta al quartiere Esquilino, ma si sta diffondendo anche in altre zone della città e nell'hinterland, come a Ostia e Lunghezza». In questo ultimo anno, secondo il presidente della Corte d'appello Giorgio Santacroce e il procuratore generale Ciampoli, i reati che sono aumentati sono gli omicidi, le rapine e le estorsioni. Sono stati iscritti infatti in procura 60 procedimenti per omicidio volontario - 33 contro noti e 27 contro ignoti, mentre l'anno scorso i noti erano 20 e gli ignoti erano 35 - e 101 procedimenti per tentato omicidio (76 contro noti e 25 contro ignoti, a fronte dei 92 procedimenti contro noti e 22 contro ignoti del periodo precedente). Sono inoltre aumentati i delitti contro il patrimonio, in particolare rapine ed estorsioni, mentre si registra una lieve flessione dei fenomeni di usura. Il presidente Santacroce ha anche preso di mira gli avvocati. «Sul tasso di litigiosità indica in forte misura anche il numero crescente degli avvocati, che è un fattore destinato a incrementare la propensione alla lite in sede giudiziaria». Un problema della giustizia che non può essere sottovalutato per l'alto magistrato anche quello delle carceri, situazione che è all'attenzione anche del ministro della Giustizia Paola Severino. «Il problema è aggravato dalla carenza di personale della polizia penitenziaria», ha detto Santacroce. È lunga, purtroppo, la lista dei problemi che andrebbero risolti nel pianeta giustizia, tanto che alla cerimonia anche il presidente del Tribunale di Roma Paolo De Fiore ha preso la parola e ha dichiarato: «Quello dell'arretrato è un fardello che registra ben 14.196 cause arretrate iscritte prima del primo gennaio 2008, a fronte delle 162.791 cause complessivamente pendenti alla fine del 2011». Non è mancato neanche l'intervento del sindaco di Roma Gianni Alemanno, secondo il quale «è necessaria una strettissima collaborazione» tra le forze polizia, la magistratura e la politica per difendere la città «dal rischio di infiltrazioni della criminalità organizzata di stampo mafioso. La crisi economica spinge questa criminalità a cercare nuovi mercati e sicuramente Roma è una città che può essere interessante dal punto di vista economico. Dobbiamo fare tutti il nostro lavoro per difenderla». E anche il primo cittadino non ha esitato a sottolineare come «il nuovo clima che si è venuto a creare è necessario perché può raffreddare i conflitti e le polemiche e può aiutarci a fare riforme organiche».

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