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La rivolta dei piccoli partiti parte dai Municipi

Cartelli esposti da rappresentanti dei municipi durante la votazione in aula

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L'ultimo in ordine di tempo è il VI Municipio. Ieri, il capogruppo Pdl nel parlamentino di Tor Pignattara, Mauro Corsi ha infatti annunciato il passaggio dei tre consiglieri dell'Italia dei Valori dalla maggioranza all'opposizione. Di fatto il presidente Palmieri non ha più la maggioranza. Una situazione che si ripete a domino in quasi tutti i municipi, ovvero in quelli governati dal centrosinistra. Si è partiti dal Primo, di nome e di fatto, con una crisi risolta poi con l'uscita dei verdi dalla mini giunta guidata da Orlando Corsetti e l'ingresso dell'Udc. A tenere banco per mesi è stata poi la giunta del V Municipio guidata dal decano Caradonna. Qui una rivoluzione interna tra Pd, Sel e la neonata Api, (diventata partito del presidente) ha tenuto il parlamentino del Tiburtino bloccato per diverso tempo. Tanto che alla fine sono dovuti intervenire i vertici nazionali. E che dire poi dei due dei tre parlamentini guidati da Sinistra Ecologia e Libertà? Il presidente del X Municipio, Sandro Medici ha esautorato dalle deleghe l'assessore Latino del Pd, causando non solo le ire del partito (a tutti i livelli) ma la minaccia di una crisi politica nell'assemblea di Cinecittà. Susi Fantino, sempre di Sel, minisidnaco del IX Municipio, invece è andata direttamente al sodo. In una lunga nota stampa richiamava alla coesione della maggioranza, altrimenti si sarebbe dimessa. Infine, la rissa della settimana scorsa nell'aula consiliare del XIII Municipio finita su tv e internet. Il Pd chiede ancora oggi all'Udc di chiarire da che parte sta, se con la maggioranza di centrodestra guidata da Giacomo Vizzani o all'opposizione come risultato dalle urne nel 2008. La confusione insomma regna sovrana. Ma se nei parlamentini guidati dal centrosinistra le fibrillazioni tra gli alleati sono ben visibili e spiegabili con una politica delle alleanze ancora da definire in vista delle prossime comunali, (e dunque in un gioco di forza non solo interno al Pd ma tra Sel e Idv), in quelli guidati dal centrodestra non è tutto rose e fiori. Piuttosto si assite a una fase "dormiente" dove si aspetta con ansia la resa dei conti dei congressi locali (che si terranno forse a marzo) e nel frattempo si tratta per valutare possibili ingressi in Fli o, addirittura, creare il gruppo Città Nuove vicino alla Polverini. Spaccare il Pdl in questo momento, tuttavia, non conviene a nessuno. Troppe incertezze sul futuro e, tutto sommato, vale la pena giocarsi la carta congressuale. Dopo si vedrà. A cambiare casacca c'è ancora tempo.

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