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L'assassino dal ferramenta Il pm chiede le immagini

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Fu lui a comprare la corda e il veleno per topi?

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Laprocura ha chiesto ai carabinieri del Nucleo investigativo di via In Selci di acquisire le registrazioni delle telecamere di sicurezza a circuito chiuso installate nel locale di Val Melaina, a Montesacro, ed eventualmente all'esterno delle vicine attività commerciali. Il sostituto procuratore Luca Tescaroli vuole vederci chiaro. Ha ipotizzato che il marocchino sia stato istigato al suicidio o sia stato ucciso. E ora vuole capire se il 9 gennaio a comprare la corda usata per impiccarsi a un gancio fissato a un arco della costruzione abbandonata nella tenuta Federici, e ad acquistare il veleno per topi le cui buste sono state trovate a terra, sia stato Nasiri o altri. Il titolare del ferramenta ha riferito ai militari di non aver riconosciuto il marocchino, di non averlo visto entrare. Però in tasca del nordafricano i carabinieri hanno trovato lo scontrino del 9 gennaio battuto dal registratore di cassa del locale di Val Melaina, oltre al telefono cellulare con la batteria scollegata. Fin qui a combaciare sarebbe solo la sequenza di date, anche quella della morte di Nasiri, stimata in tre-quattro giorni prima rispetto alla scoperta fatta da quattro ragazzi appassionati di soft air, gioco di guerra con armi ad aria compressa. Durante i primi accertamenti della autopsia, il medico legale Paolo Procaccianti, dell'università di Palermo, ha riscontrato l'assenza di segni evidenti di violenza sul cadavere del maghrebino, ma la presenza di un solco molto ampio sul collo. Per verificare se quel segno è riconducibile all'impiccagione, sarà eseguita nei prossimi giorni una simulazione che terrà conto dell'altezza, un metro e 83 centimetri, e del peso, circa un quintale, di Nasiri. L'esperimento servirà anche per accertare se lo sgabello trovato accanto al cadavere sia stato utilizzato per l'impiccagione. Sullo sfondo della misteriosa morte di uno dei due assassini di Tor Pignattara, emergono particolari di quella sera tragica del 4 gennaio, in cui persero la vita Zhou Zeng, 31 anni, e la figlia Joy, di nove mesi. Nassiri e il suo complice si impossessarono della borse della moglie e di Zhou con dentro 16 mila euro, ritrovate la sera dopo in un casolare abbandonato a Casal Bertone. Una mazzetta di soldi di quella cifra pare sia stata usata dai due nordafricani. Sono serviti a pagare la fuga del ricercato, forse fuggito all'estero, in Francia? E poi restano in piedi le domande. Nasiri viveva a Tor Pignattara: come ha fatto a nascondersi e morire in via di Boccea, in un casolare che non è possibile incontrare lungo la strada, ma si può trovare solo se si conosce e si sa dove si trova?

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