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Quartiere "indignato" contro la tendopoli

Piazza San Giovanni invasa dalle tende

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Indignati si dicono i residenti: a una settimana dall'arrivo dell'accampata in piazza di Porta San Giovanni, la convivenza forzata stimola disapprovazione e malumore nel quartiere. Tra chi la paragona a un campo nomadi facendone una questione di decoro e igiene pubblica e chi, invece, è preoccupato che questa nuova sistemazione diventi definitiva, tutti concordano su un punto: «Indipendentemente dalle intenzioni di questi ragazzi, che non sembrano cattivi - sintetizza Marco, barista - non è una bella cartolina per la città, in un luogo molto importante perché c'è una Basilica che è meta di tanti turisti». Anche perché a ben guardare, continua Marco, «vivono da barboni ma i soldi li hanno eccome, pagano sempre con banconote di grosso taglio». Dal 15 ottobre scorso, giorno della manifestazione che ha messo in ginocchio la città, Roma è stata ostaggio delle accampate e delle azioni di protesta degli indignati a più riprese. Insieme alle varie «tendopoli», prima a piazza Santa Croce in Gerusalemme e poi alle Terme di Caracalla, dove sono tuttora allestite una ventina di tende, si contano anche diversi cortei e flash mob non autorizzati, gli ultimi solo sabato e domenica scorsi rispettivamente al Vaticano e in centro: quando non si è trattato di tafferugli con le forze dell'ordine, si sono comunque registrate paralisi del traffico. «Siamo stanchi - esordisce Berardo, a passeggio nel parco che costeggia l'accampata - fanno i loro sporchi comodi e nessuno gli dice nulla. Mangiano, bevono, alcuni hanno anche delle brutte facce, ma poi quando si tratta di andare nei locali vedo che i soldi li tirano fuori». Fatto confermato da Marco, gestore del bar che si affaccia su viale Carlo Felice: «Questi sono ragazzi che stanno bene, lo vedo dai soldi con cui pagano. È incredibile, a me fanno le storie per la metratura di una tenda esterna, e a loro gli si consente di stare qui, in una delle piazze più importanti per il nostro turismo, è assurdo». La Basilica di San Giovanni come una cartolina sfregiata: l'obiezione ricorre tra i residenti. «Io vengo qui per lavoro - dice Carmela Mastrodonato - non so se durante la notte fanno baccano o no, ma se vivessi nei paraggi ne farei soprattutto una questione d'igiene». Sì, anche perché «l'unico bagno della zona - continua Emiliano dal chiosco-bar dei giardini - è del Comune, quindi pubblico, ma le pulizie le facciamo noi, a nostre spese: concedergli di stare in questa piazza lo trovo davvero esagerato». Perplessità sul fatto che questi giovani abbiano scelto proprio la statua di San Francesco d'Assisi arrivano anche dalla Basilica, «ma l'unica cosa che potevamo fare - spiega don Carlo - era evitare che si organizzassero davanti alla chiesa hanno ripiegato sul piazzale antistante». Insieme alle lamentele, l'unica certezza è che gli indignati guadagnano terreno.

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