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Le infermiere senza stipendio battono cassa alla Asl RmA

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Sitratta di cinque mensilità non versate per quasi due milioni di euro, ognuna di circa 380.000. Su campi avversi, l'Azienda sanitaria e l'Hospice San Francesco Caracciolo di viale Tirreno, fra le prime del Lazio nell'assistenza dei malati terminali, che a fronte del suo lavoro non riceve quanto dovuto. «A dicembre rischiavamo di non vedere stipendio e tredicesima - dice Pina, dipendente della clinica - A novembre lo Stato ha preteso il pagamento delle tasse da parte dell'hospice. Siamo dovuti andare nella sede dell'Azienda sanitaria e forzare la mano». Il versamento fu fatto, ma oggi il problema si ripropone. La scorsa settimana le dipendenti della clinica hanno invaso l'amministrazione della Asl in via Ariosto chiedendo il pagamento di due rate, fino all'intervento dei carabinieri che le hanno identificate e chiesto di andare via. «Alla RmA ci hanno detto che si vedrà in questi giorni se i soldi ci saranno» sottolinea Pina. Alcuni giorni prima, le operatrici dell'hospice si erano sentite dire, «Vi abbiamo già pagati a dicembre, questo mese no». Ma la risposta è stata poi smentita da Franco Socci, direttore amministrativo della RmA, che afferma di non aver mai dato simili disposizioni. La vicenda si trascina almeno da un decennio fra alterne vicende e le difficoltà di bilancio delle aziende sanitarie la cui «coperta» finanziaria è sempre troppo corta. Nel 2006 intervenne l'allora prefetto Achille Serra per fare da terza parte e riportare la calma fra la clinica in questione e la Asl. Poi le proteste di gennaio e febbraio 2007: l'hospice vantava un arretrato di sette mensilità, ognuna di circa 460.000 euro. Il 6 giugno 2007 l'occupazione degli uffici amministrativi della RmA in via Ariosto da parte dei dipendenti della clinica conclusosi con l'intervento dei carabinieri della vicina Compagnia che verbalizzarono l'accaduto. «Diventa difficile lavorare in queste condizioni – conclude Pina – con questo senso continuo di precarietà, di stipendi ritardati perché la clinica non riesce a pagarci vista la sua forte esposizione. Dopo tanti anni dovremmo averci aver fatto l'abitudine ma non è così». Giuseppe Grifeo

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