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Bicamerale su Roma Capitale Una lettera alPdl per salvarla

Il presidente della Regione Lazio Renata Polverini e il sindaco Alemanno

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È prevista per domani la riunione della "bicameralina" per l'esame e la prima approvazione del testo del secondo decreto della riforma di Roma Capitale. La settimana scorsa, ricordiamo, la riunione era slittata per l'assenza del governo. Una circostanza ben strumentalizzata dalla Lega. E sì perché il partito di Bossi quando era al governo ha ostacolato non poco la riforma che concede poteri e autonomia alla Capitale in nome di una demagogica politica nordista che nulla ha a che vedere con il federalismo. Anzi. Adesso però il rischio è un altro. Ovvero che il Carroccio ora praticamente all'opposizione rischia di diventare un alibi. Per chi? Probabilmente per tutti coloro che in questi due anni hanno rallentato con ogni mezzo l'iter della riforma fino quasi ad affossarla definitivamente. Non a caso il neo governo Monti fu costretto a riunirsi per la prima volta in fretta e furia proprio per approvare il secondo decreto della riforma, pena la decadenza. È per questo che il senatore e responsabile Pdl degli Enti Locali e Roma Capitale, Mauro Cutrufo ha inviato proprio ieri una lettera ai protagonisti di questa storica svolta istituzionale e costituzionale. Polverini e Alemanno in primis; il segretario del partito Alfano e tutti i capigruppo Pdl, dal Parlamento al Comune. «Siamo ormai alla stretta finale - spiega Cutrufo - per questo chiedo a tutto il partito di intervenire per portare a termine questa nostra battaglia, annunciata già nelle precedenti campagne elettorali e sulla quale con anni di lavoro siamo riusciti a trovare un consenso bipartisan. Una svolta attesa da decenni non solo per la città di Roma ma per la Capitale d'Italia». I tempi in effetti richiedono particolare attenzione. Entro gennaio il testo, che ricordiamo è quello che definisce poteri amministrativi e legislativi a Roma Capitale, dovrà ottenere il parere della conferenza unificata Stato-Regioni; entro febbraio quello definitivo della commissione bilaterale parlamentare al federalismo. Poi scatteranno i 90 giorni per la Regione Lazio. In questi tre mesi la giunta Polverini e il consiglio regionale dovranno definire quali deleghe (e in che misura) trasferire a Roma Capitale. Poi altri tre mesi per l'approvazione definitiva del Consiglio dei ministri. In altre parole tra la fine di settembre e i primi di ottobre l'intera Riforma sarà realtà. A meno di colpi bassi. Dalla Pisana infatti non risulta un entusiasmo particolare. Anzi. E il rischio che l'alibi della Lega si sostituisca con quello del futuro delle province è molto, molto alto. Peccato tuttavia i due argomenti, pur costituzionalmente e istituzionalmente complementari, non siano indissolubili. A meno che non lo diventino per volontà politica. Il dibattito sull'abolizione delle province e sul disegno di un'area metropolitana di Roma (sulla quale si parla da oltre due lustri) rischiano di far naufragare intanto una riforma dovuta alla città di Roma che da 140 anni svolge il ruolo di Capitale senza averne riconosciuto lo status. Un atto di chiarezza storica per il passato e di coraggio politico per il futuro. Il federalismo senza una Capitale autonoma è destinato a rimanere un affascinante concetto.

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