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Sbarre segate, lenzuola e fuga

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Riesce la più classica delle evasioni. Detenuto oversize non passa dal buco

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Indue, un romeno e un albanese. Dal carcere romano di Regina Coeli, in pieno centro cittadino. Hanno tagliato le sbarre del bagno della cella, con una fune si sono agganciati al muro di cinta, si sono aggrappati alla corda, a braccia l'hanno percorsa e si sono calati con le lenzuola legate tra di loro facendo un salto nel vuoto di circa venti metri. Poi la fuga avvenuta tra le tre di notte e le otto del mattino: alla prima conta erano presenti. Un terzo che era in cella con loro non è riuscito a scappare perché era troppo grasso e non passava dalla cavità. Ora sono ricercati dalle forze dell'ordine. Si chiamano Stefan Cusir e Altin Hoxha. Rispettivamente sono romeno e albanese, di 24 e 28 anni, detenuti per rapina. La fuga dei due detenuti è impressa nei nastri, già presi in visione dagli inquirenti e dai vertici del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria. Il più pericoloso è il secondo. Lo chiamavano il «rapinatore con gli occhi di ghiaccio»: aveva messo a segno dieci colpi in ville in provincia di Perugia, tra cui quella dell'allenatore di calcio Serse Cosmi. Hoxha, arrestato nel giugno 2011 dalla Squadra mobile di Roma in collaborazione con quella di Perugia, era stato riconosciuto da vittime e testimoni. Nella banda era il braccio destro del capo e aveva il compito del "cattivo": affiancava un suo complice che aveva invece l'incarico di solidarizzare con le vittime facendosi consegnare i soldi. I colpi risalgono al maggio del 2010 e sono stati almeno undici. Le vittime venivano picchiate, in alcuni casi con chiavi inglesi o legate con fili elettrici e minacciate con armi. Il 19 gennaio 2011 a Brufa fu rapinato anche l'ex allenatore di calcio Serse Cosmi con un bottino di cinquemila euro. Proprio l'aiuto di Cosmi era stato prezioso per gli inquirenti. L'allenatore aveva fornito elementi sulla fisionomia e sul modo di muoversi dei malviventi tra cui, Hoxha. Le rapine attribuite alla banda sono undici, con un bottino stimabile in diverse centinaia di migliaia di euro tra contanti e gioielli, solo in parte recuperati. Stefan Cusir, invece, ha un curriculum diverso. Il 3 ottobre 2011 venne arrestato con due italiani in base a una ordinanza di custodia cautelare emessa da Tribunale di Velletri. I tre furono accusati di aver compiuto rapine in banca tra Artena, Valmontone, Genzano e altri comuni dei Castelli Romani. A seguire le indagini e l'arresto furono i carabinieri di Colleferro e il Commissariato di Albano. «Ho visto queste lenzuola, forse stracci - dice l'addetto al primo giorno di lavoro - penzolavano qui dal muro. Probabilmente erano stati legati al palo delle telecamere che avevano spostato per non farsi riprendere». La proprietaria del bar all'angolo tra via delle Mantellate e via della Lungara arriva ogni mattina alle 6, proprio come accaduto ieri, ma non ha notato strani movimenti in strada. Solo più tardi ha notato un viavai di agenti penitenziari sul luogo dell'evasione che parlavano delle 5 come orario presunto della fuga. L'anno scorso sono state 8 le evasioni da strutture penitenziarie italiane per un totale di 14 detenuti fuggiti. A rendere noto il dato è l'Ufficio Studi e ricerche Uil-Penitenziari. Ventuno sono state le tentate evasioni da penitenziari e due da strutture giudiziarie sventate dalla polizia penitenziaria. Nove i detenuti evasi dal lavoro all'esterno e nove dal regime di semilibertà. Quaranta coloro che sono evasi da detenzione o arresti domiciliari e 47 i detenuti evasi da permesso premio.

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