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Ciardi: "Ogni giorno rubate tre pistole"

Veduta dall'alto della capitale

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Tor Pignattara ieri mattina si è svegliata senza il sorriso di Joi, la bambina cinese di nove mesi freddata con un colpo al cranio, lo stesso proiettile che ha trapassato il cuore del padre che la teneva in braccio. Una mattanza a scopo di rapina con la pistola in canna. Forse proprio una delle tre pistole che ogni giorno vengono rubate a Roma e finiscono nel mercato illegale, alla portata di chiunque voglia ficcarsi un'arma in tasca.  Potrebbe essere così. A dirlo è il delegato alla Sicurezza del sindaco, Giorgio Ciardi. A Roma è facile rimediare una pistola. Ogni giorno in città se ne rubano tre. Riciclate da un mercato illegale, che diventa facile fonte di approvvigionamento. Anche per banditi dell'ultim'ora che un tempo avrebbero fatto la stessa rapina armati solo di un punturuolo. Questa è la sintesi. L'affermazione è stata fatta ieri mattina a margine del vertice convocato d'urgenza in Prefettura, dopo la mattanza dell'altra notte a Tor Pignattara, dove sono stati uccisi, Joy, la bambina di nove mesi cullata tra le braccia dal suo papà trentunenne, entrambi freddati dallo stesso proiettile, come ha confermato l'autopsia: prima ha trapassato il cranio della piccola. Poi ha trafitto il cuore del papà che la stringeva al petto. «Sappiamo che ogni giorno vengono rubate a Roma circa tre pistole - ha detto Giorgio Cardi -. Ovviamente è tutto materiale rimesso in circolo nel mercato illegale e sottratto soprattutto ai privati. È facile rimediare pistole».   Ma a chi vengono sottratte? «Sono soprattutto provento di furti negli appartamenti» ha risposto Ciardi, che ha sottolineato che si tratta di «un problema a livello anzionale, questi canali di approvvigionamento soprattutto i furti in casa, che poi vanno ad alimentare un circuito. Se questo lo assommiamo all'aumento dell'aggressività che esiste in certi ambienti possiamo riflettere. Un tempo ad una rapina del genere si andava con un punteruolo o un coltello, oggi si va con l'arma da fuoco». Per tirare le conclusioni però è troppo presto. Ciardi infatti non fa due più due, come hanno invece fatto i residenti. Che additano nei tossici presenti nella zona, come probabili autori della rapina. «Non me la sento di anticipare una cosa che non so» risponde Ciardi. «C'è un bacino di  approvvigionamento facile di pistole. Più di questo non posso dire». La mattanza ha lasciato di stucco Tor Pignattara. «Ma qui siamo a Parioletti, un nome ormai scomparso dal frasario del quartiere tra via Casilina e la Prenestina, tra il Pigneto e la Marranella - ricorda Antonio, che abita al civico 26 nello stesso palazzo di 8 piani dove viveva da un paio d'anni la coppia, e dove ci sono tre famiglie di cinesi, una greca e una araba. Un quartiere multietnico, tranquillo sì, ma «abbandonato a se stesso, e dove la notte c'è il coprifuoco» sono pronti ad affermare i residenti, lontano dai microfoni. Di lavoratori, ma con «sacche diffuse di povertà, tra gli italiani e gli stranieri nordafricani che mangiano nella Casa famiglia dei Pavoniani nella chiesa di San Barnaba» dice Arturo Kaba, prossimo diacono.

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