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Chiude la pizzeria che ha sfamato i ragazzi del Visconti

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All'epoca,41 anni fa, Via Piè di Marmo era una strada a doppio senso, trafficatissima. Da allora di tempo ne è passato. E Remo Iafrancesco di pizza al taglio ne ha servita. Da queste parti lo conoscono tutti. La gente passa e lo saluta: «Ciao Remo, buon anno!». Specialmente gli studenti del Visconti, che ancora oggi si mettono in fila all'uscita di scuola per pranzare. Proprio loro sono stati i primi a mettersi le mani nei capelli quando una mattina hanno trovato un cartello sulla porta del locale: «Cedesi attività». Remo chiude! «I ragazzi me la stanno pure a gufa', perché vogliono che resto - racconta da dietro il banco della pizza - si disperano, e ce credo, perché io ho servito la pizza ai loro nonni, ai loro padri e li ho cresciuti. Ma ho fatto il mio tempo e ora tocca a un altro. Ho iniziato a 24 anni e sono arrivato sulla vetta. Avanti il prossimo, ho dato tutto. Si può dire che sono un sopravvissuto tra i colossi». Infatti, di concorrenza in Centro ne ha subita. Eppure è rimasto sempre sul podio della pizza romana. «Il segreto del mio impasto è che ci metto l'anima, quella vera, per questo è così leggera». L'anima? «Sì, passione e onestà, nel senso che gli altri lasciano la pizza cruda nel mezzo per farla pesare di più. Io no, per questo la gente torna sempre». E non solo i romani, «i turisti passano, mangiano e mi fotografano. Mi sono arrivate cartoline da Parigi, Budapest, Boston». Un simbolo vero della Roma storica, tanto che la Camera di Commercio gli ha donato la medaglia d'oro, nominandolo Maestro dell'Economia. Un'onoreficenza che si porterà a casa a breve. «Appena avrò trovato l'acquirente. Se sei onesto con questa attività ci campi altri 40 anni. Sono pronto a insegnare quello che so fare, i miei 50 tipi di pizza, il mio impasto magico». In attesa di un addio ufficiale, nei suoi 33 mq Remo continua a sfornare pizza. E ora, sui muri del locale, le foto in bianco e nero della città sembrano invitarlo a entrare nella storia della città.

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