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L'Enac sospende la licenza a Piscicelli

L'elicottero dell'imprenditore Francesco Maria De Vito Piscicelli atterrato sulla spiaggia della Feniglia, Grosseto

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Per un po' dovrà rinunciare al suo elicottero. L'Enac ha infatti sospeso in «via cautelativa, la licenza del pilota coinvolto nell'episodio dell'atterraggio di un elicottero sulla spiaggia di Ansedonia». È quanto ha deciso l'Ente nazionale per l'aviazione civile dopo essere venuto a conoscenza del comportamento dell'imprenditore Francesco Maria De Vito Piscicelli, atterrato sulla Feniglia, a due passi dal ristorante il «Cartello», mentre era insieme alla mamma di 75 anni. Francesco Maria De Vito Piscicelli, di 55 anni, era atterrato all'ora di pranzo con il suo elicottero per andare a mangiare con la madre nel noto ristorante: circostanza che però l'uomo ha subito respinto. Ai carabinieri e ai vigili urbani di Orbetello, allertati da alcuni turisti che si trovavano lì vicino, ha spiegato di aver scelto di atterrare sulla spiaggia, invece che sull'eliporto della sua villa all'Argentario, a causa delle forti raffiche di vento. Una spiegazione che per ora gli ha evitato una denuncia, ma un'esposto all'Enac, che a distanza di poche ore da quando ha ricevuto la segnalazione, ha preso immediatamente il provvedimento, impedendogli, per ora, di continuare a volare con il suo elicottero. «Non vedo per quale motivo mi debba essere sospesa o ritirata la licenza: le norme internazionali obbligano e danno discrezione al comandante in caso di pericolo di fare quello che ritiene più opportuno - ha detto Piscicelli - io volevo solo arrivare a casa, ma anche l'aeroporto di Grosseto ha confermato le condizioni meteo avverse: 29 nodi di vento con raffiche a 35. E poi nell'attesa che cali il vento uno si è fermato a mangiare non vedo cosa ci sia di tanto straordinario. Diciamo che sono un paio d'anni che la sfortuna si accanisce contro di me».   L'uomo fu arrestato nel marzo dell'anno scorso (nel 2001 tentò il suicidio ingerendo dei barbiturici) per corruzione nell'ambito dell'inchiesta sui «grandi eventi». Sulla stampa, in quei giorni, furono pubblicate alcune intercettazioni telefoniche in cui l'imprenditore, la notte del terremoto dell'Aquila, rideva al telefono con il cognato per la prospettiva di fare affari con gli appalti sulla ricostruzione del capoluogo abruzzese. Un'accusa che però l'imprenditore ha sempre respinto con fermezza anche attraverso i suoi legali, gli avvocati Marcello e Matteo Melandri.

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