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Mazzette ai vigili per ristrutturazioni in centro

Veduta dall'alto della capitale

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Vigili urbani e mazzette per ristrutturare locali. È il succo dell'inchiesta coordinata dal pubblico ministero Antonio Calaresu su cui stanno lavorando gli ufficiali di polizia giudiziaria del Gruppo Centro storico della Municipale. Le indagini sono partite in autunno in seguito all'esposto di S.B., un noto imprenditore, inviato a giugno al comandante del Corpo Angelo Giuliani e per conoscenza al sindaco Gianni Alemanno. Racconta la storia di un magazzino da trasformare in ufficio, di un geometra, di tre vigili urbani, di un residente ignaro di tutto, di una segretaria, di un imprenditore da spolpare e di una Dichiarazione di inizio attività (Dia) lievitata dai canonici 1.500/2.000 euro fino a 40.000. Il tutto in salsa trasteverina. La storia ha inizio alla fine del 2009, nel cuore del quartiere. Per trasformare un magazzino in un ufficio serve una nuova destinazione d'uso e una Dia in variante. L'imprenditore P.B., fratello di S.B., si rivolge a un funzionario dei vigili che conosce da tempo, da anni in forze all'ufficio commercio ed edilizia del I Gruppo, uno prodigo di buoni consigli, primo tra tutti quello di affidarsi a un geometra di sua conoscenza che sa come muoversi nei corridoi municipali. Il 24 dicembre dello stesso anno, giorno di Vigilia, viene firmata la Dia e partono i lavori sotto la supervisione del tecnico consigliato dal vigile urbano. Dureranno 6 mesi, durante i quali due agenti municipali dell'ispettorato edilizio del Primo Gruppo fanno visita al cantiere: tutto in regola. La ristrutturazione dei locali può andare avanti. A giugno del 2010 il magazzino è diventato un ufficio, ed è il momento di pagare il geometra: 8.000 euro + iva. Fin qui tutto ok. Il geometra, però, ne vuole altri 30.000, questa volta in contanti, per gli «amici»: la mazzetta. L'imprenditore crede sia meglio pagare, e sgancia 60 pezzi da 500 euro. Passa un anno. L'ufficio, arredato, si è trasformato nell'elegante sede di una società che si occupa di progettazione di interni per locali e ristoranti, con tanti dipendenti, tra cui un esercito di segretarie. Una di queste all'inizio di giugno del 2011 apre la porta a due agenti municipali, gli stessi che circa un anno prima avevano fatto un sopralluogo per verificare lo stato dell'arte. Si qualificano come agenti di polizia giudiziaria. Una presenza giustificata, a loro dire, da un esposto alla Procura della Repubblica per un abuso edilizio commesso a quell'indirizzo e presentato da un residente nella stessa via, l'utile ignaro di questa storia (di cui parleremo domani, ndr). Un abuso edilizio, proprio così. Una finestra a vetri non contemplata nella Dichiarazione di inizio attività e che invece, secondo l'imprenditore, il geometra non poteva non aver incluso nel progetto allegato alla Dia , perché era stata espressamente richiesta. Un abuso edilizio per cui i due agenti che hanno bussato alla porta a giugno, parlando con la segretaria, hanno ipotizzato il rischio di una denuncia penale. Un abuso edilizio costato a un imprenditore trasteverino 40.000 euro. Tanto è servito per chiedere al comandante Giuliani e al sindaco Alemanno di intervenire.

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