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L'assalto al Centro non dà fiato ai negozi

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Via del Corso illuminata

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Sconti, promozioni, grossi investimenti per addobbare le vetrine e cercare di richiamare clienti. Ma ad oggi, gli acquisti di Natale, non decollano. Per la Confesercenti, anzi, già si parla di un vero crollo, con punte del 40% in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno nelle strade periferiche e del 20% in centro. Eppure i commercianti ce la stanno mettendo tutta per invertire la tendenza. Mai come quest'anno si erano visti negozi che scontano la merce di stagione, soprattutto abbigliamento, del 20, 30% in questo periodo che dovrebbe rappresentare il momento clou dello shopping. Così come in centro e nelle strade più commerciali della capitale fioccano addobbi di ogni genere, partiti con largo anticipo, per cercare di invogliare lo shopping. «Ma la crisi taglia le spese – sentenzia il presidente della Confesercenti provinciale Valter Giammaria – e questa manovra di Monti non sta certo incoraggiando i romani a spendere». Parla di shopping "tiepido" anche Roberto Polidori, della Confcommercio Roma: «C'è poca voglia di acquistare regali di Natale nonostante le strade siano piene di gente che passeggia». È vero, anche giovedì, giorno dell'Immacolata e negozi aperti, il centro è stato preso d'assalto ma i negozi erano mezzi vuoti. Stessa cosa è successa nel primo weekend di dicembre, tanto che si sperava che il periodo natalizio fosse iniziato con il passo giusto. Quasi ovunque sconti pubblicizzati e perfino qualche negozio pronto a regalare 10-20-30 euro di buoni acquisto su una spesa minima di 100 euro. Neanche questo, a detta di chi ha scelto questa politica commerciale, ripaga degli sforzi. Qualche negozio si salva e sono quelli dove si vendono prodotti tecnologici, libri, profumi, e giocattoli visto che il Natale è la festa dei bambini. Ma anche in questo caso il settore, dati Confesercenti, lamenta un calo delle vendite. E in effetti l'acquisto medio non supera i 30-50 euro. «Sarà soprattutto il Natale delle offerte e dei mercatini tradizionali – incalza Polidori – mentre sotto l'albero non si mettono praticamente più capi di abbigliamento, trionfa invece il piccolo regalo che più che altro è un pensiero da parte di amici e parenti». La crisi si sente decisamente meno nei negozi di alimentari. Se il pacco tipico con i tradizionali dolci di Natale scende un po' nella classifica dei regali da fare, lo stesso non si può dire per le bottiglie di vino, di spumante, e per tutto ciò che bisogna portare in tavola il pranzo del 25. Quindi salumi, formaggi, pesce. Anche se molte famiglie stanno già facendo la spesa di Natale (pronte a surgelare i piatti principali) spaventate dall'idea che troppo a ridosso delle feste i prezzi, come del resto accade, lievitino. Secondo i dati della Confcommercio solo in alimentari si spenderanno circa 350 euro a famiglia. «Più di così i commercianti non possono proprio fare per venire incontro ai consumatori – dice Giammaria – ma il momento è davvero difficile. Una volta bastava abbassare un po' i prezzi o fare una promozione per far risalire il fatturato. Oggi neanche questo funziona. E continuano a chiudere o a cambiare gestione decine di negozi ogni giorno».

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