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Ha sborsato migliaia e migliaia di euro per evitare accertamenti fiscali e penali.

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Compliceun finanziere in pensione. L'operazione si è conclusa ieri, partita qualche mese prima a Piacenza. La vittima infatti è un imprenditore edile piacentino di 44 anni. Ha tanti problemi: con l'Agenzia delle Entrate, la Finanza e la magistratura. La sua commercialista (estranea alla storiaccia) gli consiglia di rivolgersi a un tizio di Roma residente a Tor Pignattara. Lui è Giuseppe Macrì, 78 anni. In "affari" si fa chiamare dottor Amato. Nel febbraio dello scorso anno, in un hotel di via Veneto avviene l'incontro tra i due. Amato arriva su un'auto di lusso accompagnato da un certo Dante (il fratello Rocco). Garantisce all'imprenditore di avere conoscenze nei posti giusti: alla Finanza, alla Agenzia delle Entrate e in magistratura. Quindi può sistemare tutto. Mancano solo i soldi per le tangenti da distribuire. L'imprenditore consegna 190 mila euro. Seguono altri incontri e versamenti, per un totale di seicentomila euro. Macrì gli propone anche di vendere alcuni immobili ricevendo a garanzia dei lingotti d'oro, falsi. Una montagna di soldi che fa entrare in scena un terzo compare, un tale Roberto Carbone, in realtà Angelo Macrì. Recita la sua parte: dice al piacentino che i due sono dei millantatori, in realtà non possono niente, mentre lui può tutto. La segretaria dell'imprenditore si insospettisce. Vista l'emorragia di denaro, va dalla Finanza preoccupata che le cose finiscano male. I militari interessano i colleghi di Roma, convocano l'imprenditore e organizzano la trappola. Fab. Dic.

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