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Bomba carta contro il liceo

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Il portone sfondato del liceo Cornelio Tacito

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Il portone del liceo sfondato dall'esplosione, uno studente ferito all'occhio e i quattro ragazzi che hanno tentato l'assalto arrestati dalla polizia, due sono minori. È finita male la bravata di un gruppo di amici che l'altra sera a mezzanotte ha provato a forzare l'ingresso dell'istituto Tacito occupato dagli studenti, in via Giordano Bruno, zona Prati. Uno dei quattro conosceva una ragazza del Tacito e sapendo che la scuola è sotto la gestione degli studenti pensava di poter entrare senza problemi. Invece non è stato così. Prima della mezzanotte, i quattro si ritrovano tra Montespaccato e Primavalle. Sono tutti incensurati, ragazzi con alle spalle genitori onesti che lavorano. E anche loro si danno da fare. P.A, 22 anni, è idraulico assieme a uno dei minori, M.L., diciassettenne. L'altro maggiorenne, C.G., 18 anni, ha un posto da cameriere. Studia ancora l'ultimo della comitiva, M.E., appena sedicenne. Salgono sull'auto intestata al padre del cameriere e arrivano in via Giordano Bruno. Giunti davanti al portone d'ingresso chiedono agli studenti di poter entrare nella scuola. Ma la risposta è no. I ragazzi spiegano che gli estranei non possono mettere piede nel liceo occupato. La spiegazione non convince. I quattro non vogliono sentire ragioni, non hanno fatto tutta quella strada per niente, e in fondo non credono che sia davvero un problema farli entrare. Così si scaldano e si fanno capire: «A merde, aprite, aprite». Poi provano a usare la forza: spingono il portone mentre gli studenti dall'altra parte fanno muro e tentano di chiuderlo. Uno degli intrusi cerca di bloccare l'ingresso piazzando un bastone in mezzo. Alla fine però hanno la meglio gli occupanti. Il quartetto non si rassegna. Ma non sanno che è l'inizio dei guai. Uno di loro tira fuori una bomba carta, un grosso petardo che più tardi dirà alla polizia di aver comprato per divertimento. Lo sistema nella cassetta della posta e incendia la miccia. La deflagrazione è potente. Squarcia il contenitore metallico e sfonda il portone in legno. Le scaglie colpiscono uno studente che si trova all'interno, alcune si conficcano nell'occhio, estratte dai medici dell'ospedale Oftalmico. La deflagrazione ferisce pure un altro studente che racconterà dopo: «Mi ero accorto della bomba carta. Ho cercato di toglierla con una scopa ma non ci sono riuscito». A causa del botto non sente più da un orecchio. A cose fatte i quattro salgono sull'auto, una Peugeot, e fuggono. Qualcuno però fa in tempo a segnare il numero di targa che consegnerà ai poliziotti avvisati dopo la mezzanotte. La caccia degli investigatori dura poco. Sono impegnati gli equipaggi di Prati1, Borgo1, Aurelio1 e Volante17. Gli agenti raggiungono la casa del diciottenne: l'auto è del padre. Poi arrivano agli altri, con grande sorpresa dei genitori, impressionati dalla vicenda. Il magistrato va giù duro. I maggiorenni finiscono in carcere, i minori al centro di accoglienza di via Virginia Agnelli. Le accuse: lesioni e danneggiamenti.

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