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Mestieri, natura e legalità A scuola dal capitano Ultimo

Il laboratorio di pelletteria (Foto Gmt)

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Quel nome di battaglia è diventato un destino. Il capitano Ultimo, ora colonnello sulla tolda di comando del Nucleo operativo ecologico dei carabinieri, si è messo dalle parte degli ultimi. Prima lo faceva (e continua a farlo) dando la caccia a criminali e mafiosi: ha arrestato il superboss Totò Riina. Adesso anche togliendo i minori meno fortunati dal cono d'ombra dov'erano finiti, mettendoli al riparo dalle vicende difficili che attraversano le loro famiglie. Il capitano-colonnello ha trasformato le sei lettere di quel sostantivo guerriero e la ha rese grandi come una casa, la Casa famiglia «Capitano Ultimo» appunto. È sostenuta dall'opera brulicante di un esercito bianco di oltre un centinaio di volontari tra carabinieri e «borghesi». Il "gran generale" è Luisa, mamma di due figli di 18 e 28 anni, due occhi vispi e un cuore grande. Si prende cura di anima e corpo del complesso. La Casa ha aperto le sue stanze a febbraio, il complesso dell'associazione «Volontari capitano Ultimo» invece dall'aprile precedente, cominciando subito a coinvolgere le scolaresche di Roma e provincia con cinque cicli legati al mondo della natura: ciclo dell'acqua, del miele, del grano, dell'olio, di frutta e verdura. La Casa è una villetta di pietra e mattoncini, inondata dal sole attraverso alcune pareti a vetro. Si trova in un fazzolettone di terra verde concessa dal Comune di Roma in via della Tenuta dell'Umiltà, punta estrema della Prenestina. È il paradiso in cui vivono otto ragazzi inviati dai Servizi sociali del VII Municipio, tre femmine e cinque maschi, dagli otto ai diciassette anni di età. Giorno e notte sono seguiti da sette educatori alle dipendenze dell'associazione. La mattina, i più piccoli vengono portati a scuola in pullmino, gli altri vanno coi mezzi pubblici. Al ritorno mangiano, studiano e poi imparano ancora. A turno, ogni giorno uno di loro pulisce e lava i panni di tutti. Oppure, le lezioni si prendono frequentando sul posto un corso della Regione Lazio della durata di 64 ore, frequentati anche da altri ospiti di case famiglia romane: circa 60 persone in tutto. Con docenti esperti, volontari organizzati, i ragazzi possono apprendere come cucire la pelle, confezionare borse, borselli e altri articoli sempre esposti in un locale-vetrina. E ancora, come occuparsi di un orto biologico e come si cucina e si preparano pizze, seguiti da manager e chef della «Locanda dei Massimi» in via Portuense ai fornelli del ristorante «Il Mendicante». Nella tenuta non c'è solo la casa famiglia. Sul terreno erano presenti altri manufatti diroccati che coi soldi dei volontari di Ultimo e con quelli raccolti dalla Nazionale cantanti nella partita di calcio del 2008 sono diventati il pub-pizzeria, il ristorantino, la chiesetta all'aperto, il forno, una casetta luogo d'incontro e la falconeria. È un tesoro di 22 rapaci, tra diurni e notturni: falchi pellegrini, nibbi, allocchi, civette, barbagianni e una splendida aquila reale. Il responabile si chiama Gianluca, omone titolare di un'impresa di ristrutturazioni, al lavoro assieme a Claudio (meccanico) e Francesca, dottoressa forestale.

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