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Dodici giorni per salvare la riforma di Roma Capitale

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Mauro Cutrufo

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Dodici giorni per decidere il destino di Roma Capitale, la riforma che riconosce finalmente ruolo ed esigenze di una metropoli che, ancora oggi, viene amministrata come un qualsiasi altro comune. Mauro Cutrufo, ex vicesindaco e ora responsabile per il Pdl degli enti locali e della riforma, è il primo firmatario della legge e da anni si batte per dare alla Capitale poteri, autonomia e soprattutto, dignità. Senatore Cutrufo, il 21 novembre è dietro l'angolo e con il governo in bilico la riforma rischia di sfumare definitivamente. Come stanno le cose? «Sono ottimista. La data del 21 novembre può essere onorata. Grazie al protocollo d'intesa siglato dal sindaco Alemanno e dalla presidente Polverini, è sufficiente che il primo consiglio dei ministri utile, e dunque anche quello di domani, prenda atto dell'accordo. Questo darebbe 150 giorni di tempo per completare tutti gli altri passaggi, ovvero l'approvazione da parte delle commissioni al Bilancio di Camera e Senato, quella della conferenza Stato-Regioni, di fatto scontata con l'accordo tra Regione, Provincia e Comune, e il voto finale da parte del Governo che, ricordo, può anche essere dimissionario poiché questo atto rientra nell'ordinaria amministrazione». L'opposizione grida al fallimento e diversi esponenti, anche dell'Udc accusano la Lega. Un "mea culpa" da parte della classe dirigente locale però andrebbe fatto, non crede?  «Il maggiore ostacolo, anzi forse l'unico e l'ultimo rimasto, è quello del tempo. Siamo molto vicini alla scadenza e certamente se quanto fatto in quest'ultimo mese si fosse fatto prima sarebbe stato meglio. Dall'altra parte è pur vero che una riforma così complessa ha richiesto un approfondimento da parte delle commissioni regionali». Al di là dei poteri l'approvazione della riforma riporterebbe il numero dei consiglieri capitolini a 60 contro i 48 previsti per le prossime elezioni. Un treno da non perdere... «Con l'approvazione della riforma si riconosce finalmente la specificità di Roma come ente speciale e dunque non assimilabile ad altri comuni. Per questo il numero dei consiglieri eletti nell'assemblea non possono essere meno di 60, pena la rappresentatività del suo territorio. Il tutto, vorrei ricordare, a parità di spesa che è garantita dal ridimensionamento dei Municipi da 19 a 15. Un "taglio" questo che nessuno ha mai chiesto di rivedere e sul quale non si può tornare indietro».

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