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«L'assemblea si è espressa.

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Ore11, piazza Santa Croce in Gerusalemme. Di fronte alla Basilica. Nel bel mezzo dell'accampamento degli indignati, al centro di una sala riunioni improvvisata, si sta tenendo l'assemblea di gestione. Loro, giovani quasi trentenni coi capelli rasta attorcigliati sulla testa e l'incubo lavoro-casa-banche-politica-precariato-ambiente-futuro nella testa, sono arroccati lì dal 15 ottobre. Due volte al giorno si riuniscono per decidere le attività. Un mini-vertice blindato a cui accedono solo gli inquilini del camping. Si organizzano. Del resto, ormai si contano 56 tende a Santa Croce in Gerusalemme e di lavoro ce n'è tanto da fare per mandare avanti la comunità. È per questo che il gruppo s'è diviso in commissioni e sperimenta pratiche di sostenibilità. La tendopoli è attrezzatissima. È tagliata in due da via della Liberazione, come l'hanno ribattezzata loro. Sotto le Mura Aureliane lavora la commissione Guardaroba. C'è Luisa a sistemare un montarozzo di vestiti. «Alcuni li diamo ai poveracci che la notte - spiega lei - passano da queste parti, ci vedono e si fermano. Altri vestiti, invece, li utilizziamo noi». Anche perché da metà ottobre a oggi il clima è un po' cambiato. Gli accampati hanno superato la prova più dura quando giorni fa hanno affrontato il diluvio che ha messo in ginocchio la città. In fretta e furia hanno costruito mini-dighe nel terreno per non finire in apnea. Raccontano che in molti pensavano di non farcela. E invece proprio la tempesta ha dato la scossa a tutti per mettere basi più solide e costruire strutture con cassette di legno e vecchi pneumatici. Adesso c'è anche la biblioteca dove gli indignati chiedono in prestito ai responsabili di commissione i libri per la sera. È una casetta foderata da un telo verde proprio accanto all'orto. La commissione Botanica che lo controlla è composta da un paio di giovani dal pollice verde. C'è di tutto: peperoncino, cipolle, pomodori di tre qualità, basilico, limoni, insalata e zucchine. Ma visto che ancora tutto deve fiorire, la commissione Cucina va avanti coi metodi tradizionali e s'ingegna per sfamare il gruppo alla mensa in via della Dignità. E finito il pasto nessuno s'azzardi a gettare piatti e carta in terra. Le regole del campo parlano chiaro e la commissione Raccolta differenziata vigila: umido nell'umido, plastica nella plastica e così via. Piazza Santa Croce in Gerusalemme deve restare immacolata. All'info-point è spiegato chiaramente. Non si sgarra. O l'assemblea di gestione può prendere provvedimenti. Nelle riunioni, ovvio, non c'è un capo. Eppure tal Lorenzo Romito fa capire al gruppo quale sarà la linea dei prossimi giorni. All'assemblea delle dieci si sta decidendo cosa fare venerdì. Sì, perché venerdì scade il rinnovo del permesso della questura che concede quello spazio per il sit-in. La discussione è animata. Intervengono tutti. Ma bisogna decidere. Qualcuno propone piazza del Popolo. Altri vorrebbero restare lì, dove già sono. Altri ancora ipotizzano Villa Borghese. Partono anche una serie di telefonate per comunicare eventuali spostamenti agli organi di sicurezza. Alla fine Romito butta giù un documento: «Uniamoci per i diritti di tutte le persone per il rispetto delle Comunità locali e dei beni comuni, per la salvaguardia del pianeta e delle sue risorse.Contro lo sfruttamento, la speculazione, lo spreco e la violenza di governi, multinazionali, banche e mafie. L'11.11.11. smonteremo le tende e andremo in piazza del Popolo. L'appunto è alle ore 16».

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