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Nel Pdl c'è chi dice no alla conta delle tessere

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Basta alla guerra dei numeri. Dove sono i programmi?

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Inpochi ci sperano. Certamente l'idea della rinascita, o meglio della nascita di un partito organizzato, non è partita sotto i migliori auspici. Al momento infatti gli esponenti del Pdl (quasi tutti) si sono preoccupati di comunicare il numero delle tessere effettuate. Un numero che, come tutti sanno, è sempre relativo. Non solo perché decine di migliaia sono prive dei documenti necessari (che possono sì essere allegati dopo ma a che scopo?) ma soprattutto perché difficilmente tutte quelle tessere si tradurranno in voto. La battaglia tra correnti è cominciata da qui. Ma non è detto, per fortuna, che finisca qui. Se il numero delle tessere serve (eccome) al tavolo delle trattative per tentare un accordo per un congresso unitario, è pur vero che c'è chi non si accontenta di un mero calcolo aritmetico e chiede di parlare di politica, di programmi, di progetti della vita di un grande partito nella Capitale.Il primo a porre la questione è il responsabile degli Enti locali del Pdl, ex vicesindaco, Mauro Cutrufo: «Vorrei sentire i programmi e i progetti dei candidati alle segreterie locali e non di quante tessere ha Tizio piuttosto di Caio. Ad esempio - dice Cutrufo - vorrei tanto sapere chi è a favore della riforma per Roma Capitale e chi, invece, è contrario». Temi importanti, anzi vitali, per la tenuta amministrativa e politica di Roma che un partito ha il dovere di porsi. A maggior ragione se il primo congresso avviene nel momento in cui il Pdl è al governo di Roma e del Lazio. Una circostanza storica e che, almeno finora, non ha portato a risultati esilaranti. I continui scontri-incontri tra il sindaco Alemanno e la governatrice Polverini, così come la paralisi delle assemblee di Regione e Comune indicano che la malattia è univoca: manca il partito. La cabina di regia, quel vertice che detta la linea dentro e fuori dai "palazzi". Iniziano a capirlo anche in Campidoglio e alla Pisana. «La politica non si può fare solo con i numeri - ha detto il consigliere regionale Pdl, Ernesto Irmici - poco conta se io ho fatto 5mila tessere se poi non si parla di programmi e di progetti, dell'impostazione politica del partito». Ancora più chiaro il consigliere capitolino Pdl, Fabrizio Santori: «Urlare ai quattro venti il numero dei tesserati ora è come partecipare a un concorso di bellezza mostrando muscoli dopati. La vera sfida sarà portare gli iscritti al voto e la possibilità di eleggere direttamente i loro rappresentanti e di non trovarsi di fronte ad accordi preconfezionati sottobanco dai soliti noti».

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