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La soluzione spetta a Gianni e a Renata

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Comese non bastessero la riforma di Roma Capitale e i rifiuti (tanto per citare gli ultimi casi), anche sui trasporti si profila un terreno di scontro tutt'altro che facile. È vero che le aziende devono procedere con le loro politiche di risanamento e di economie interne ma è pur vero che quando parliamo di trasporto pubblico si parla di Regione e Comune. Le società, anzi le aziende, sono partecipate al 100% dagli enti locali e i vertici sono squisitamente di nomina politica. Ecco allora che i decreti ingiuntivi che Cotral ha "rifilato" all'Atac per una causa del 2003 (e altri due provvedimenti sono in arrivo per un totale di 52 milioni di euro), congelando di fatto i rapporti tra le due aziende, non possono non essere letti in chiave politica. Anche perché proprio Cotral ha ottenuto da un paio di settimane il rinnovo del contratto di servizio con la Regione per un valore di 233 milioni e un consiglio di amministrazione nuovo di zecca. Una vena di ottimismo che, al contrario, ha smesso di pulsare in Atac, dove i crediti accumulati verso Campidoglio e Regione ammontanto a centinaia di milioni di euro. Come uscirne? I tagli del governo al comparto sono pesantissimi, pari al 70% e riguardano tutti i comuni. Ma nel Lazio e a Roma si soffre di più. Vuoi per la legge dei numeri vuoi per una politica ventennale dei trasporti che troppo spesso ha chiuso gli occhi su un carrozzone che ha sperperato miliardi senza dare un servizio migliore. I tempi però sono cambiati. La Regione, che ha il potere di "vita" o di "morte" sul trasporto pubblico deve compiere una scelta coraggiosa. L'Atac ovviamente si salverà. Ma ci sono tanti, troppi, piccoli operatori del trasporto locale che rischiano di fallire. E con le ripicche non si va da nessuna parte. Sus. Nov.

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