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Gianni e Walter ancora sul ring

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Gianni Alemanno e Walter Veltroni

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Sono passati cinque anni da quando l'allora sindaco Veltroni si ricandidava per il suo secondo mandato e a sfidarlo c'era Gianni Alemanno, che dopo soli due anni saliva al Campidoglio proprio al posto suo. Eppure il botta e risposta di ieri tra il sindaco e il suo predecessore fa tornare a quella campagna elettorale. L'obiettivo tuttavia non sono le elezioni. Almeno per il momento. Il «J'accuse» di Alemanno verso la sinistra romana e il quotidiano La Repubblica, lanciato in un videomessaggio di sette minuti sul suo blog sabato scorso, continua a tenere ben saldo il banco della politica capitolina. Così, a quasi 24 ore di distanza il commento di Veltroni alle parole del primo cittadino ha gettato ulteriore benzina sul fuoco e dato man forte ai due schieramenti di centrodestra e di centrosinistra. «Roma è allo sbando, ogni più piccola emergenza non viene governata ed esplode con disagi gravissimi per i cittadini - ha detto Veltroni - Alemanno al posto di rispondere di questo non trova nulla di meglio che attaccare l'opposizione e la stampa. I suoi proclami pieni di offese ai giornali culminano con l'attacco a La Repubblica con la quale dichiara di aver rotto i rapporti. Il sindaco di una città, specie della Capitale, ha doveri istituzionali e deve rendere conto ai cittadini e agli organi di informazione. Tentare di sottrarsi a questo, dichiarare guerra ai media se lo criticano è un attacco alla libertà di stampa e un modo per sfuggire alle proprie responsabilità». Parole che mandano su tutte le furie il primo cittadino che replica, durissimo: «La pretesa di Veltroni di farmi la morale genera solo compassione e tristezza. Il mio predecessore non si rende conto che la stragrande maggioranza dei romani è consapevole che molti dei problemi della città derivano dall'enorme quantità di debiti e di dissesti organizzativi generati proprio dalla sua gestione - incalza Alemanno - Dall'inizio del mio mandato devo spendere buona parte del mio tempo per cercare di fronteggiare i 12 miliardi e 300 milioni di debiti ereditati dal passato e cercare di portare a compimento progetti e opere incompiute, e senza finanziamento, che lui ha disseminato per la città. È triste per me dover dire continuamente queste cose ma tale è il livello polemico a cui mi costringe un'opposizione priva di ogni contenuto costruttivo, carica solo di veleno e odio contro di me e contro la città che mi ha eletto». A questo punto si scatena, inevitabile, la «cavalleria» di Pd e Pdl. «Sono passati quasi 4 anni da quando Alemanno è sindaco e cerca ancora di scaricare le responsabilità di quel che accade sul passato - commenta l'ex assessore della giunta Veltroni, Roberto Morassut - Sarebbe più serio ammettere errori e limiti che sono sotto gli occhi di tutti e che sono denunciati non solo dall'opposizione ma da tutta la città. In questo altro anno che gli resta Alemanno provi a fare di più il sindaco e meno il capocorrente del suo partito nel marasma generale». Non fa sconti il coordinatore regionale Pdl, Vincenzo Piso: «Non si capisce con quale coraggio Veltroni faccia la morale al sindaco che quotidianamente si trova ad affrontare i disastri da lui ereditati. Il tutto con la complicità di una parte di stampa che adesso, all'improvviso, ha scoperto i problemi della città». E mentre il presidente della Provincia, Nicola Zingaretti esprime «solidarietà a Veltroni, bravo sindaco di una Roma serena, unita, solidale e che cresceva economicamente», il capogruppo Pdl in Campidoglio, Luca Gramazio ribadisce: «Nessuna lezione da Veltroni». Nel caos della polemica la notizia tuttavia rischia di essere un'altra: a prendere le parti di Alemanno contro Veltroni sono solo gli ex di An. A prendere le parti di Veltroni soprattutto gli ex Ds. Il problema, forse, è proprio qui.

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