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Il giudice lascia in carcere "er Pelliccia"

Scontri a Roma

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Resta in cella a Regina Coeli il ragazzo dai riccioli biondi diventato simbolo degli scontri di sabato 14, fotografato in piazza San Giovanni mentre - torso nudo e volto travisato - lancia un estintore contro le forze dell'ordine. Ieri mattina il gip Paolo Della Monica ha convalidato il fermo eseguito dalla Digos martedì scorso a Bassano Romano, nel Viterbese, e ha disposto l'ordinanza di custodia in carcere dell'universitario di Psicologia Fabrizi Filippi, 24 anni, accusato di resistenza pluriaggravata a pubblico ufficiale: reato punibile dai tre ai 15 anni di reclusione. «Non volevo fare male a nessuno - avrebbe detto Filippi al giudice - Non avevo obiettivi da colpire. Ho compiuto quel gesto preso dalla concitazione del momento». Una dichiarazione simile a quella che il ragazzo, detto dagli amici «er Pelliccia», aveva riferito il giorno in cui la polizia è andato a prenderlo a casa:«Sono pentito, ma non sono un black bloc. Ho usato l'acqua dell'estintore per spegnere l'incendio. Mi sono fatto trascinare dagli avvenimenti». Dopo il fermo, i familiari avevano descritto Fabrizio come «un ragazzo che non farebbe male a una mosca». Il padre Roberto, impiegato di banca (la mamma all'Università della Tuscia, il fratello maggiore meteorologo), era caduto dalle nuvole perché«pensavo che sabato fosse all'Università. Mio figlio non ha mai fatto politica né frequenta centri sociali, non so cosa sia successo. So solo che sabato è uscito con jeans e maglietta per andare a Roma all'università. Quando abbiamo visto le foto l'abbiamo riconosciuto subito e siamo rimasti senza parole». E poi la sorpresa dei parenti:«Fabrizio non farebbe male a una mosca». Viste le foto sui giornali in cui si vede Fabrizio con l'estintore, il papà era pronto a consegnare il figlio agli investigatori. Ma hanno fatto prima loro. Alla luce delle motivazioni del Gip, la difesa valuterà se fare o meno ricorso davanti al tribunale del Riesame. La caccia ai vandali del 14 ottobre continua. La Digos della polizia e i Ros dei carabinieri stanno passando al setaccio migliaia di immagini della battaglia e incrociando altrettanti dati personali dei presunti sospetti. All'appello dei soggetti che quel sabato hanno commesso gesti simbolici della protesta finita in guerriglia ci sono chi ha incendiato il blindato dei carabinieri in piazza San Giovanni e il giovane che è entrato nella chiesa di San Marcellino e Pietro al Laterano, ha spezzato un crocifisso, poi ha afferrato la statua della Madonna di Lourdes, l'ha portata in strada, gettata in terra facendola a pezzi. Luned' vertice investigatori-magistrati.

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