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Cingalese annegato nello scantinato Il Comune trova un albergo alla vedova

La disperazione della sorella del cingalese morto annegato

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In quella distesa di aghi di pino e fango che è, oggi, l'Infernetto, tra un cancello e l'altro spalancati per far entrare le autopompe ad aspirare l'acqua che ha sommerso le case di centinaia di persone e con loro i ricordi di una vita, c'è un cancello chiuso. È quello al civico 323 di viale di Castelporziano dove Sarang Perera ha perso la vita, schiacciato da un cumulo di macerie e acqua sotto gli occhi impietriti della moglie e il pianto disperato della figlia di tre mesi, messe in salvo prima che la furia di quel fiume in piena travolgesse anche loro. La villetta, in una stanza della quale Sarang viveva con la sua famiglia da quasi due anni in cambio di un «contratto» di subaffitto è stata sequestrata. È stato aperto un fascicolo per verificare le eventuali responsabilità del proprietario e accertare agibilità e abitabilità del seminterrato nel quale il cingalese è rimasto schiacciato. Fuori dalla villetta, ieri mattina, un gruppo di connazionali della vittima si è raccolto per testimoniare la vicinanza ai parenti di Sarang e studiare una sistemazione per la giovane vedova, Dilani di 26 anni, e la piccola Kristin. Il silenzio e la compostezza surreale di una comunità oggi più unita che mai, ben si adatta all'atmosfera sospesa che si respira tutt'intorno. «È stata una disgrazia - commenta Ananda Seneviratne, presidente dell'associazione dello Sri Lanka in Italia - Ma calamità come questa non hanno responsabili: ora dobbiamo solo pensare a Dilani e a Kristin, momentaneamente al sicuro in un albergo sulla Laurentina messo a disposizione dal Campidoglio. Ci rimettiamo alle decisioni del Comune, e ci facciamo forza». Ancora da definire la data dei funerali di Sarang. «Ci stiamo confrontando – spiega Ananda – per valutare se celebrare le esequie a Roma o se trasferire la salma in Sri Lanka».

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