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Case sommerse dal canale riparato solo tre anni fa

Gli abitanti hanno portato i mobili rotti in strada

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Disperazione e distruzione sul litorale e nell'entroterra del XIII Municipio. Il giorno dopo il devastante nubifragio Casalbernocchi è uno tsunami di fango e detriti. All'Infernetto i residenti hanno lavorato tutto il giorno per liberare le case dall'acqua. Il marrone putrido della fanghiglia ricopre case, macchine ed esseri umani. A Casalbernocchi sembra di entrare in un paese distrutto dal cedimento di una diga. Ieri mattina non si riusciva nemmeno a raggiungere la zona, tanta la devastazione che giovedì all'alba ha fatto scappare circa cento famiglie. «Siamo fuggiti fuori di casa con l'acqua fino alla vita, c'era gente sui tetti, mamme che tenevano i bimbi sulle spalle nuotando verso la salvezza», è il racconto di Martina Ranca, residente in via Scartazzini. Da un lato una collina, dall'altro il Fosso del Fontanile, un canale di bonifica che ha eruttato quintali di fango sommergendo tutto. Di oltre un metro e mezzo il segno lasciato sulle pareti. Addio a cantine e sottoscala. Decine i mobili accatastati sulle strade chiuse. «Ho fatto appena in tempo a portare via mia madre di 80 anni», racconta Sonia Chierichietti in mezzo al fango che spunta da sotto al pavimento della camera da letto. «Un muro di fanghiglia e alberi è uscito fuori dal fosso - indica Matteo Currò che abita a ridosso del canale esondato - Nessuno è venuto ad aiutarci. Ci siamo salvati gli uni con gli altri». Dopo una notte a spalare ettolitri di terra, a recuperare le auto trascinate via, ieri è esplosa la rabbia: «Ci hanno lasciati soli, nessuno ci ha soccorso, gli interventi sul canale ci hanno rovinato», hanno urlato i residenti di Bernocchi, facendo irruzione nel Consiglio del XIII Municipio. Oltre 5 milioni di euro spesi tre anni fa per intubare un fosso che non ha retto. «Il progetto era corretto ma si attendevano ulteriori interventi dalla Regione. Datemi un mese per accertare i progetti in corso», ha risposto il minisindaco Vizzani. I cittadini aspettano ancora i risarcimenti dell'alluvione di tre anni fa. E promettono: «Se tra un mese non avremo risposte, occuperemo stazioni e strade». All'Infernetto i residenti che si sono comprati le autopompe da soli (fino a 800 euro l'una) hanno lavorato ininterrottamente per togliere l'acqua che ha sommerso le case. «Nei supermercati non si trovano più neanche gli stracci e i pochi rimasti li ho pagati 4 euro - spiega Lucia, residente in via Wolf Ferrari - Sei anni fa abbiamo comprato questa villetta, costata una vita di sacrifici e oggi non mi ci sento più sicura. Giovedì mattina mi sono svegliata alle 7,15. Ho portato le mie figlie a scuola, la piccola ha sei anni, l'altra di 12 è invalida al 100% e da sola non riesce neanche ad alzarsi dal letto. Se l'alluvione ci avesse sorpreso nel cuore della notte sarebbe stata una tragedia. Ero in camera con mio marito, quando l'acqua ha cominciato a uscire dai muri, dalla doccia, dal water. Non riuscivamo a fermare quel fiume in piena. Oggi non abbiamo corrente, ho dovuto mandare le bimbe dalla nonna». (ha collaborato Silvia Mancinelli)

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