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Dalla Croazia le armi per la mala romana

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Un calciatore della nazionale dell'ex Jugoslavia era il capo. In affari anche con la camorra

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Eccocome la mala della città riforniva i suoi arsenali di morte. Un affare gestito da un ex calciatore della nazionale jugoslava, Jasminko Hasanbasic, 54 anni, detto «il Mister», nei primi anni Novanta difensore di Dinamo Zagabria e Stella Rossa, e fino all'altro ieri un insospettabile allenatore di una squadra amatoriale di Tor di Quinto, l'Intercontinental football club. Jasminko prima era stato titolare di un autolavaggio nella zona ex Bastogi, a Primavalle, poi per beffa del destino faceva il pendolare tra Roma e il comune di Calcio, nel Bergamasco, dove è stato arrestato mentre faceva il sorvegliante in un deposito. Ricco l'elenco dei pezzi portati a destinazione su auto e camion: pistole, fucili, esplosivi (anche al plastico), munizionamento, bombe a mano, mortai, bazuka, armamento terra aria, kit per azionamento a distanza. Roba usata proveniente dai depositi dell'ex esercito sovietico. Vari anche i prezzi. Per esempio: 40 mila euro per un mortaio, duemila per una pistola mitragliatrice o una bomba a mano. L'organizzazione è stata smantellata dai carabinieri del Gruppo di Roma del colonnello Giuseppe La Gala, dopo un'inchiesta durata tre anni della Compagnia dell'Eur e del Nucleo operativo. Alla fine: sette arresti tra Roma, Latina e Viterbo, 24 indagati, soprattutto croati, bosniaci e italiani e decine di perquisizioni. Uno dei fermati è il rom Duman Hamidovic, classe 1979, bosniaco, del campo nomadi di Castel Romano. A lui è attribuito un ruolo decisivo quanto quello del Mister. Duman, infatti, è indicato quale procacciatore di affari, incarico che l'ex campione gli avrebbe assegnato dopo averlo conosciuto nella sua squadra amatoriale a giocare a pallone e averlo convinto che se avesse accettato la proposta gli sarebbe stato comodo anche curare il suo principale affare, la droga: sospettato di averla importata dalla Spagna e spacciata in città. Duman doveva contattare i probabili acquirenti, mostrare loro un pizzino con il campionario scritto e i costi dei singoli pezzi, e valutare la solvibilità dell'acquirente, se aveva i soldi per pagare. Durante le trattative era importante rispettare il codice: le armi comuni erano «i giocatori», quelle da guerra «gli attaccanti»; «le ragazze» erano le sostanze stupefacenti, «le squadre» le città della consegna. E così via. In questo intreccio di rapporti il filo di Arianna è stato un collaboratore di giustizia. Il maggiore Rino Coppola e il capitano Dario Conte avevano intercettato lo strano traffico. Le parole del pentito però hanno dato nuovo peso alla tesi investigativa. E sono arrivati i primi risultati. Nel 2008, un primo carico viene organizzato per la camorra ma è saltato per l'arresto di compratore e trasportatore accusati di reati diversi dal traffico di armi. L'anno dopo i militari incassano il primo successo: vanno a Fondi e nel deposito di ortofrutta intestato a un gregario del Mister e trovano i pezzi: due pistole, un fucile a canne mozze e una bomba da guerra di fabbricazione jugoslava. Nell'aprile 2010, sull'A24 i militari fermano un'auto con a bordo due croati e due pistole che dovevano servire da mostra per la compravendita: una Zastava e una Walther P99 nascoste sotto il tettuccio interno dell'abitacolo. «Abbiamo interrotto un importante canale di approvvigionamento di armi e droga per la criminalità romana e laziale - ha detto il comandante del Gruppo carabinieri di Roma, Giuseppe La Gala - Anche alla luce dei numerosi fatti di sangue avvenuti nella Capitale era importante bloccare questo canale. Per questo siamo intervenuti quando le armi ancora non erano arrivate a Roma». La prossima fatica dei carabiniri è cercare di rispondere alla domanda successiva alla scoperta di venditore e traffico di armi: chi sono stati i compratori romani?

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