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Scoperti terreno mafioso e latitante leccese

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Sequestratoun terreno alla mafia messinese nel comune di Castel Gandolfo. I due eventi di ieri testimoniano ancora una volta come Roma e il suo circondario siano scelti dalla criminalità organizzata. Il pericoloso fuggiasco è Carlo Brancatelli, del '63, affiliato a un sodalizio criminale dedito al traffico internazionale di droga e all'estorsione, riconducibile allo storico clan Rizzo di Lecce. Intorno alle 2 di ieri mattina è stato arrestato dai carabinieri della Tenenza di Ciampino in via di Melvin Jones. L'uomo era riuscito a sottrarsi all'arresto il 4 ottobre durante una vasta operazione anticrimine dei carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Lecce che aveva consentito di disarticolare l'intero sodalizio arrestando 45 persone e denunciandone altre 20. Il terreno sequestrato a Castel Gandolfo, invece, fa parte di beni per 450 milioni tolti ieri agli imprenditori indagati dalla procura di Messina, Sarino e Angelo Bonaffini, rispettivamente padre e figlio, i fratelli Gaetano e Domenico Chiofalo. Le famiglie Bonaffini e Chiofalo sono conosciute a Messina per la loro azienda specializzata nella vendita di pesce, tanto da essere soprannominati i «re del pesce» dello Stretto. Secondo gli inquirenti, negli anni '90 sarebbero diventati imprenditori edili, riciclando i soldi delle famiglie mafiose a loro legate. I due fatti rientrano nello scenario dipinto ieri mattina alla Commissione Sicurezza della Regione Lazio dal procuratore capo Giovanni Ferrara e dal capo della Direzione distrettuale antimafia Giancarlo Capaldo. Una situazione già detta nei giorni scorsi alla Commissione parlamentare Antimafia: pericolosa infiltrazione mafiosa a Latina e Frosinone; attività commerciali nate e gestite con denaro di provenienza illecita a Roma; preoccupanti segnali di penetrazione a Viterbo e situazione tranquilla a Rieti.

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