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Il Piano Polverini non nomina Malagrotta: sito fuorilegge

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Confermatele discariche e gli impianti programmati prima dell'avvento del Centrodestra a Borgo Montello (Latina), Casale Penta (Rieti), Cupinoro (Bracciano), Inviolata (Guidonia) e Colle Fagiolara (Colleferro). Entro il 2015 dovranno smaltire 670mila tonnellate annue di rifiuti soldi urbani. Lo «scenario di controllo» prevede che, entro il 2014 dovranno essere costruiti nuovi termovalorizzatori ulteiori impianti per il trattamento meccanico-biologico, visto che nel Lazio l'83% dell'immondizia finisce in discarica «tal quale». Per legge entro il 2003 la raccolta differenziata doveva raggiungere quota 35% per cento e per questo vennero stanziati 64 milioni di euro. Ma nel 2008 Roma non era ancora arrivata al 20%. Di Malagrotta, gestita da vent'anni dal Consorzio laziale rifiuti di Manlio Cerroni, il piano rifiuti non fa alcun cenno, visto che viola la direttiva Cee 75/442. Secondo quanto disposto dall'Unione Europea «in discarica possono entrare solo rifiuti pretrattati e cioé depurati dalla raccolta differenziata». Avrebbe dovuto essere chiusa cinque anni fa la discarica più grande del vecchio Continente, ma proroga dopo proroga si è giunti sino ad oggi. Ogni giorno le ruspe ammucchiano sulle «colline» di Malagrotta da quattromila a cinquemila tonnellate di sacchetti di plastica maleodoranti. Di fatto la discarica è «fuorilegge». Le due linee di gassificazione presenti non sono sufficienti a trattare tutti i rifiuti. Dovrebbero essere raddoppiate. A questo si aggiungono i problemi di ordine giudiziario degli impianti di trattamento di Rocca Cencia e Salaria, per diverso tempo posti sotto sequestro dalla magistratura, e la discrepanza tra il Cdr trattabile e quello che realmente finisce nei forni. Ale. Zav.

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