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L'ira delle imprese: "Pagate o si chiude"

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Il presidente di Federlazio Flammini

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Non c'è più tempo. Le imprese del Lazio stanno chiudendo, strette dalla morsa della crisi. Il Presidente di Federlazio Maurizio Flammini lancia un ultimatum alla Regione: "Accolga le nostre proposte e ci stia a sentire, altrimenti inizieranno le serrate nei settori più strategici: trasporti, sanità, rifiuti, con l'inevitabile blocco dei servizi per i cittadini".   Questa volta non c'è diplomazia, né comprensione nelle parole del Presidente di Federlazio. La "solita" indagine congiunturale che prende in esame la situazione delle imprese al primo semestre 2011 è solo un preteso per raccontare che da troppo tempo le istituzioni stanno sottovalutando la crisi, che fino a questo momento le imprese ce l'hanno praticamente fatta da sole e hanno continuato ad investire, nonostante il momento di grande difficoltà. "Ma ora non c'è più tempo – dice Flammini – se la Regione, il Comune, la Provincia non ci ascolteranno le nostre imprese saranno costrette a sospendere i servizi al cittadino". Si parte da un dato che la dice lunga: il Pil del Lazio è cresciuto nel 2010 dell'1,2% sul 2009, ma le attese sul 2011 lo danno nuovamente in decelerazione al 0,9% come per il dato nazionale. E se inaspettatamente l'indagine di Federlazio (effettuata su un campione di 350 imprese) per quanto concerne le previsioni di investimento evidenzia come, nonostante la crisi, le aziende avessero comunque intenzione di fare investimenti, è anche vero che l'indagine è stata effettuata nel mese di giugno scorso, e dunque prima che la situazione finanziaria internazionale peggiorasse e, soprattutto, prima del varo delle manovre del Governo. L'interrogativo è lecito: "Ci sarebbe ancora la stessa intenzione di investire?". Ma a preoccupare ancora di più è la situazione occupazionale. "Ho quasi paura a dirlo – fa sapere Flammini – ma nella sola edilizia di Roma le previsioni sono di 3 mila esuberi da qui a dicembre, un dato enorme". Il tasso di disoccupazione del 2010 è infatti in crescita sia sul 2009 che sul 2008. Come se non bastasse ci sono anche i numeri delle chiusure delle aziende. Quelle fallite nel Lazio dal 2008 al 2010 sono state 18.547, niente in confronto a quanto sta accadendo dall'inizio di quest'anno: da gennaio a oggi siamo già molto vicini a questa cifra. Flammini cita l'esempio di un'azienda storica di trasporto, nata nel 1929, che conta più di 100 dipendenti e che ora rischia la chiusura. Il proprietario, signor Ferri, vanta nei confronti di Regione e Comune crediti per milioni di euro e non è più in grado di pagare lo stipendio ai suoi dipendenti. "Casi come questi ce ne sono migliaia attualmente – continua Flammini – la questione ritardi pagamenti della pubblica amministrazione è tra le prime lamentele degli imprenditori". Da qui l'ultimatum di Flammini. "Noi abbiamo le nostre proposte e vogliamo sottoporle all'attenzione delle istituzioni. Chiediamo innanzitutto la compensazione tra crediti e debiti verso la pubblica amministrazione. Non possono gli imprenditori continuare a pagare tasse su tasse e aspettare mesi per avere, invece, quello che devono da parte delle istituzioni". Poi, prosegue il Presidente di Federlazio, "chiediamo che venga accelerata la vendita del patrimonio immobiliare che potrebbe mettere in moto uno sviluppo virtuoso". Se una riposta tempestiva non ci sarà, "siamo pronti alla serrata". Non solo ultimatum, però. "Ancora una volta siamo pronti a fare la nostra parte. Un esempio, le aziende di rifiuti potrebbero sbloccare un miliardo di investimenti da oggi. Quello che abbiamo chiesto in cambio è l'adeguamento delle tariffe e la stabilità dei pagamenti". La risposta della governatrice del Lazio Renata Polverini non si è fatta attendere: "Il problema è sempre quello, ci sono 25 miliardi di debito. Se ci dicono dove prendere i soldi...". Basterà questa risposta a placare gli animi degli imprenditori? Chissà se la cena di Federlazio dove erano attesi la Polverini e Alemanno ha rasserenato il clima. Certamente il gesto del sindaco che poco prima di entrare ha bloccato la sua auto per soccorrere una persona distesa a terra, è stato di buon auspicio.

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