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Tubercolosi e bimba nata morta. Medici nel mirino della procura

Policlinico Gemelli

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Per la bufera che si è abbattuta sul policlinico Gemelli, con i casi di positività alla tbc di bimbi nati da gennaio a luglio e, per ultimo, la bimba morta in utero dopo che la madre era stata mandata a casa benché avesse superato di due settimane il termine previsto per il parto, sono imminenti una serie di iscrizioni nel registro degli indagati. Le prime riguarderanno i casi di positività alla tbc legati alla malattia infettiva che ha colpito un'infermiera del reparto di neonatologia. Una decisione, quella che gli inquirenti di piazzale Clodio starebbero per adottare, subordinata ai primi esiti della consulenza disposta per chiarire le responsabilità dell'ospedale nella diffusione del bacillo tra oltre cento bimbi. Il procuratore aggiunto Leonardo Frisani e il sostituto Alberto Pioletti, titolari degli accertamenti, hanno ipotizzato il reato di epidemia colposa, ma sono al vaglio anche episodi di omissioni in atti d'ufficio. La consulenza, affidata a specialisti e ai carabinieri del Nas, era stata disposta per accertare se siano state seguite tutte le procedure di controllo nei confronti dell'infermiera del reparto di neonatologia e se sussista un nesso di causalità tra la malattia della donna e quella dell'unica bambina che, a differenza degli altri piccoli risultati positivi, è affetta da tbc. In settimana sono previste anche le prime iscrizioni, almeno due, nel registro degli indagati per il caso della bimba nata morta. Gli stessi Frisani e Pioletti, titolari delle indagini anche su questa vicenda, procedono per omicidio colposo e stanno esaminando il carteggio acquisito. Le indagini puntano ad accertare per quale motivo Carmela Cassese, il 13 settembre scorso, abbia partorito la bimba morta dopo che, il giorno precedente, era stato rinviato di qualche ora il suo ricovero nel nosocomio romano. L'autopsia ha stabilito che la bambina era sana.

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