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Arresti domiciliari per Pambianchi

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Dopo tre mesi a Regina Coeli torna a casa Cesare Pambianchi, commercialista nonché presidente uscente della Confcommercio di Roma e Lazio, coinvolto in un'inchiesta della magistratura su una presunta maxi evasione fiscale da 600 milioni di euro. Il gip Giovanni De Donato, accogliendo un'istanza degli avvocati Giosuè Naso e Gianluca Tognozzi, gli ha concesso gli arresti domiciliari. Stessa iniziativa è stata adottata anche nei confronti di Carlo Mazzieri, a sua volta commercialista e titolare con Pambianchi di uno studio professionale. I due furono arrestati, insieme con altre 40 persone, con accuse che, a seconda delle posizioni, vanno dall'associazione per delinquere alla bancarotta fraudolenta, dall'appropriazione indebita al riciclaggio, fino alla violazione di reati tributari.   L'inchiesta: trasferimento di società all'estero. I due uomini sono ritenuti dai pm Francesca Loy, Francesco Ciardi e Sabina Calabretta i personaggi chiave dell'inchiesta, incentrata sul trasferimento all'estero di società svuotate di ogni risorsa al fine di evitare non solo il pagamento di tasse, ma soprattutto di incorrere in procedimenti per bancarotta. Secondo l'accusa i due commercialisti romani avrebbero, tra l'altro, ricevuto oltre 12 milioni di euro, parte anche in beni immobili, da gruppi imprenditoriali: in particolare, il gruppo Conad del Tirreno, Vichi e Di Veroli. Per i pm Pambianchi e Mazzieri avrebbero inoltre ricevuto, senza denunciarli, otto milioni di euro dal gruppo Conad. Il processo. Nell'interrogatorio di garanzia Pambianchi si è dichiarato estraneo ai fatti e, soprattutto, ha escluso di avere incassato compensi di consulenze in nero dai titolari di azienda che, secondo quanto afferma l'accusa, avevano l'obiettivo di evadere il fisco. Mazzieri si è invece avvalso della facoltà di non rispondere. Per i due commercialisti e per altre sette persone è già stato disposto il processo con il rito immediato. La prima udienza è fissata per il prossimo 15 novembre.

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