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La Roma dei furbetti Evade un negozio su due

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Archivi della Guardia di finanza

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La crisi economica aumenta i furbetti dello scontrino e i finti poveri. Nei primi otto mesi dell'anno, a Roma un commerciante su due è stato un evasore fiscale. Non ha rilasciato scontrino e ricevuta. Esattamente il 51%, dato cresciuto del 7 per cento rispetto allo stesso periodo del 2010. La pagella nera l'ha inchiostrata il Comando provinciale della Guardia di finanza mettendo negozi, ambulanti, bar e ristoranti sotto la lente d'ingrandimento. Un bacino di circa 6.300 operatori. Il bilancio: 1.162 non hanno staccato la ricevuta, 5.137 lo scontrino. In percentuale: quasi il 67,71% il primo caso, il 55,18% il secondo. Numeri che diminuiscono in provincia, rispettivamente 45,48% e 39,75%, come a dire che chi lavora nell'hinterland romano appare più virtuoso dei suoi colleghi capitolini. I commercianti colti in fallo se la caveranno col pagamento di una multa da 250 euro. Solo per 88 di loro che avevano già sbagliato quattro volte, come prevede la legge la Finanza ha chiesto all'Agenzia delle Entrate il provvedimento di chiusura dei battenti. Nessuna sanzione ai clienti. Gli uomini del colonnello Davide Cardia hanno lavorato seguendo la divisione della città in municipi. All'interno di ciascuna area i militari hanno scelto di controllare un campione di attività ritenute a rischio evasione, scelte secondo criteri nazionali individuati a seconda dei precedenti. E sono: venditori ambulanti, specialmente di articoli per la casa, tessuti, poi negozi di abbigliamento, generi alimentari e bevande, fruttivendoli, minimarket, bar e caffè, barbieri, parrucchieri, pizzerie e rosticcerie. I finanzieri in borghese si sono piazzati all'esterno dei locali e davanti alle bancarelle attendendo l'attimo del pagamento e fermando le persone che uscivano senza il documento fiscale. Andando a vedere nel dettaglio, solo nel settore dei bar la media dei "distratti" è scesa al di sotto del 50%: su 300 passati al setaccio, novanta sono stati multati. In altri settori, invece, il rapporto ha rispettato la percentuale finale. Per esempio, 450 verifiche e 250 verbali di contestazione tra gli ambulanti, 270 e 150 fra parrucchieri e barbieri. La crisi economica ha prodotto anche un altro effetto. Gli "irregolari" hanno raffinato la tecnica di evasione fiscale. La Guardia di finanza ha notato che alcuni si sono dotati di macchine che emettono la striscia di carta col conto stampato sopra, senza però i riferimenti obbligatori: la sigla «MF», che sta per misuratore fiscale, e il numero di serie dell'apparecchio che l'ha emesso. Sul fronte dei finti poveri, invece, la Guardia di finanza di Tivoli, alla periferia nordest della Capitale, ha scoperto 101 soggetti che hanno fatto carte false per godere di esenzione dal ticket su farmaci, esami di laboratorio e prestazioni riabilitative e ottenere buoni scuola, borse di studio e gratuito patrocinio. Gongola il Comune di Roma. A parlare il vicesindaco e assessore alle Politiche sociali Sveva Belviso: «In attesa di conoscere i dati sulla Capitale in merito al fenomeno dei falsi poveri, così come previsto dal protocollo d'intesa sottoscritto nel 2010 tra la Guardia di finanza provinciale e Roma Capitale desidero esprimere un plauso particolare ai finanzieri del Comando provinciale. Ciò che è emerso dagli accertamenti - continua Belviso - è di una gravità inaudita, perché significa sottrarre una possibilità importante a persone che ne hanno realmente bisogno, creando loro così un danno serio. Desidero - conclude l'assessore - rivolgere un appello a tutti coloro che utilizzano questi sotterfugi richiamandoli ad un profondo senso di responsabilità affinché evitino di commettere azioni che ledono chi vive in stato di fragilità sociale e di indigenza, negandogli di fatto di poter usufruire dei loro diritti».

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