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Maggiorenni e consenzienti

Shibari

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A ventitré anni molte delle nostre madri erano già madri. Un'altra generazione, certo. Ma l'età anagrafica non può essere sempre messa da parte in virtù di un alibi pseudoculturale. La ragazza rimasta vittima del gioco erotico non era una bambina. Fragile forse, ma sicuramente consapevole del rischio che si può correre nel praticare alcune attività. Un punto questo che si tende a mettere da parte un po' per pietas un po' perché fa comodo così. Non ci troviamo di fronte a un caso di violenza, di abuso o sopruso di persona incapace. Qui si tratta di tre persone adulte che hanno deciso in libertà di vivere il sesso in modo «alternativo». La sfortuna, o il destino, ha fatto in modo che il gioco erotico (praticato magari tante altre volte) finisse in tragedia. Cercare adesso i carnefici e volere a tutti i costi la faccia dell'«assassino» in prima pagina, al di là delle indagini che valuteranno le responsabilità del caso, appare in questo momento più un comodo, pratico escamotage culturale. Come in una psicosi collettiva si deve a tutti i costi stanare il «lupo cattivo». Le donne in questi casi sono tutte vittime. Fragili psicologicamente, magari un po' bruttine o con problemi familiari e per questo autorizzate a lasciarsi andare, a farsi accettare attraverso forme non convenzionali. L'uomo, al contrario, è spesso il colpevole, l'approfittatore, quello che pur di fare sesso non si fa scrupoli. Le storie però non sono tutte uguali. L'esigenza della società semplificata di trovare subito vittima e colpevole e mettersi così la coscienza a posto nasconde un disagio culturale ben più ampio. Molte di queste donne sono consapevoli. Praticano sesso estremo perché piace. Lo scoprono prima, magari, rispetto a una generazione fa e poi lo fanno. Più volte. Uno stile di vita, di valori o un rifugio per nascondere disagi psicologici? Non sta a noi deciderlo. Quello che possiamo fare però è guardare oltre. Dare la giusta responsabilità significa aiutare tanti ragazzi a non sentirsi eterni bambini e dunque a vivere, pensare, agire come l'età anagrafica suggerisce. Questo forse può salvarli non solo dal ricercare conferme adolescenziali anche quando l'adolescenza è lontana da un pezzo, ma anche dare loro la possibilità di vivere in libertà senza alibi, con i pro e i contro. Sapendo anche che per un istante di piacere si può morire. Soltanto a quel punto, nessuno, avrà più rimpianti.

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