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Congressi Pdl a fine novembre Scatta la guerra delle tessere

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.L'annuncio ieri del vicepresidente della Camera, Maurizio Lupi, sull'indizione dei congressi provinciali del Pdl tra la fine di novembre e i primi di dicembre ha colto pochi di sorpresa. L'estate bollente della politica non solo nazionale ma anche capitolina ha avuto come sfondo proprio l'organizzazione dei congressi locali. Una partita che politicamente vale molto più della manovra. «Prendersi» il partito a Roma e nel Lazio significa mettere un'ipoteca non solo sulle prossime candidature (a tutti i livelli) ma anche su una «fetta» strategica della dirigenza nazionale. Ecco allora che la «pace» siglata tra Alemanno e Rampelli poco prima dell'estate (sancita dalla nomina di Benvenuti all'Ama) ha messo sul "chi va là" non solo gli ex azzurri ma anche una parte degli ex An. Per entrambi la corsa del sindaco alla presa del partito romano non sarebbe affatto gradita. A pesare come un macigno poi il ruolo che intende svolgere la presidente della Regione, Renata Polverini. Giocherà ancora da outsider, come accaduto nelle ultime amministrative? Oppure si tenterà un'alleanza con Alemanno o i suoi sfidanti? Certamente anche in questo caso la governatrice non resterà a guardare. L'occasione per creare quel partito «regionale» insieme ad Alemanno è ghiotta ma non ancora sufficientemente concreta da puntarci un'alleanza congressuale. Difficile anche ipotizzare un accordo tra le due anime del partito da fare in modo che una governi la segreteria regionale e l'altra quella romana. Si andrà, insomma, allo scontro aperto. Le battaglie però non si vincono al tavolino ma con i «soldati». Il problema più serio adesso è quello del tesseramento sul quale, ancora, l'esclusione della lista Pdl di Roma e Provincia alle ultime regionali pesa come non mai. Il mancato accordo sulle nomine delle aziende regionali che avrebbe dovuto in qualche modo «risarcire» gli esclusi si traduce in migliaia di tessere in meno. Ed ecco un primo punto. Perché le nomine tardano? A un anno e mezzo dal voto le maggiori aziende regionali sono o in mano al centrosinistra o commissariate con uomini della Polverini. Il Pdl di fatto non gestisce praticamente nulla. Dialettica o strategia politica? A chi fa comodo tardare il «risarcimento» degli esclusi? Il tavolo sulle nomine regionali si dovrebbe riaprire in settimana. Da qui si capirà chi sta con chi. Affidare oggi ruoli di potere in base a un equilibrio di partito che certamente tra due mesi non sarà lo stesso significherebbe assicurarsi, al di là dell'elezione dei nuovi segretari regionale e romano, la gestione del potere territoriale. Non fare le nomine, al contrario, darebbe un vantaggio enorme a chi punta alla conquista del partito. Alemanno in testa.

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