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Chi contagiò l'infermiera? Maxiperizia della procura

I controlli sui neonati all'ospedale Gemelli

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La direzione del Policlinico Gemelli era a conoscenza dello stato di salute dell'infermiera affetta dalla tubercolosi? Ed esiste un nesso tra il contagio della bimba dimessa ieri dal Bambino Gesù e la presenza in ospedale della donna? Sono solo alcune delle domande alle quali dovranno dare una risposta i consulenti nominati dalla procura per far luce su ciò che è accaduto nel nosocomio negli ultimi anni. Intanto i magistrati hanno ipotizzato il reato di epidemia colposa e omissioni d'atti d'ufficio, anche se il fascicolo risulterebbe ancora contro ignoti. I primi nomi che potrebbero finire sul registro degli indagati potrebbero essere quelli dei vertici del Gemelli. Agli esperti nominati dal procuratore aggiunto Leonardo Frisani è stato chiesto di verificare se «la positività alla tbc equivalga alla malattia e se c'è un nesso di causalità tra la malattia della donna e quella dell'unica bambina risultata ammalata». Il team di consulenti dovrà inoltre accertare se sono «state adottate idonee terapie a scongiurare il contagio, se sono stati effettuati controlli idonei e se la signora si è ammalata per il contatto con il marito (anche egli affetto da tbc) o con altri soggetti». I tecnici avranno a disposizione due mesi per depositare i risultati definitivi, ma già tra qualche settimana presenteranno sulla scrivania del pm una relazione preliminare per permettere agli inquirenti di procedere con ulteriori accertamenti. Il caso della tubercolosi al Gemelli ha coinvolti ben 122 bimbi, risultati positivi al test della tbc, elemento che comunque non equivale a malattia. Il reato di omissioni d'atti d'ufficio fa riferimento invece al comportamento che avrebbero tenuto alcuni dirigenti del Policlinico Gemelli che non è escluso che da tempo sapessero della malattia dell'infermiera che già nel 2004 era risultata positiva ai test sulla tubercolosi. «Apprezziamo lo sforzo della procura in merito all'accertamento tecnico scientifico prima che vengano prese decisioni in qualsiasi direzione - ha affermato il difensore della struttura sanitaria, l'avvocato Gaetano Scalise - vista la complessità del caso è un'opportuna decisione, un modo di muoversi prudente che porterà a risultati che potremo valutare insieme. In ogni caso nessuna persona è stata finora indagata». Apprezzamento per il comportamento della magistratura è arrivato ieri anche dal governatore della Regione Lazio Renata Polverini. «La procura farà chiarezza su quelli che sono gli aspetti di competenza, ciascuno in questo momento ha il dovere di fare tutti gli approfondimenti che ritiene utili». E ancora: «Per dare certezze sulla salute dei bambini è anche necessario capire fino in fondo come sia potuto accadere, speriamo che tutti questi elementi diano la risposta che tutti cerchiamo». E intanto arrivano le prime denunce contro il gemelli da parte dei genitori dei bimbi. «È inammissibile che nel 2011, per di più in una struttura come il Gemelli, molti bambini siano stati colpiti dal bacillo della tbc subito dopo la nascita». Lo afferma, l'avvocato Anton Giulio Lana, segretario generale dell'Unione forense per la tutela dei diritti umani, il quale, insieme agli avvocati Mario Melillo e Valentina Rao, ha depositato la prima richiesta di risarcimento dei danni su incarico dei genitori di uno dei tanti neonati. «Siamo in presenza di una gravissima omissione nel controllo del personale sanitario in servizio presso il reparto di neonatologìa - ha continuato il legale - che ha provocato ingenti danni alla salute dei neonati, costretti in tenera età a doversi sottoporre ad estenuanti terapie antibiotiche per scongiurare l'insorgenza di gravi malattie polmonari causate dal bacillo».

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