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A tutt'oggi Serena, nata il 22 marzo al Policlinico Gemelli, è l'unica neonata contagiata dal bacillo della Tbc che ha sviluppato la malattia

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Il15 luglio scorso appena diagnostica la tubercolosi, la piccola è stata ricoverata al reparto malattie infettive del Bambino Gesù. Ieri a distanza di quasi due mesi è uscita dall'ospedale ed è rientrata finalmente a casa. Il calvario non è ancora finito. «Siamo usciti ma dovremo rientrare tra due settimane per fare una broncospia» dice il papà Vincenzo. Un controllo? «Non proprio. Ne ha fatta già una di broncospia ed ha rilevato il restringimento della trachea. Ecco perché bisogna farne un'altra». Come vanno le cose? «In questi due mesi ci sono stati miglioramenti ma in pratica c'è tanta amarezza perché mia figlia è stata la più sfortunata di tutti. Non sa quante medicine prende al giorno. Abbiamo il comodino pieno di flaconi. Inoltre anche gli altri miei due figli, fortunatamente risultati negativi al test, stanno facendo la profilassi. Comunque Serena ha ripreso a mangiare e ha preso perfino un chilo!». S'è fatto un'idea di quello che è successo? Lo sa che molti genitori hanno deciso di fare causa al Gemelli? «Aspetto i risultati delle analisi sul ceppo di mia figlia per confrontarlo con quello degli infermieri, moglie e marito che, abbiamo saputo si era ammalato nel 2004. Prima non voglio espormi. L'unico neo è che il ceppo di mia figlia è stato mandato ad essere analizzato proprio al Gemelli. Se dovesse riuscire non compatibile mi muoverò personalmente per farlo rianalizzare da un'altra parte». E sull'infermiera? «Non voglio colpevolizzare nessuno. Non so se l'infermiera fosse consapevole di essere malata oppure se ha scoperto di avere la tbc dopo il caso di mia figlia. Ma è incredibile che non si fosse accorta prima di stare male, visto che dal 2005 era positiva. Che la asl non avesse attivato i controlli. Considerato che da sei anni girava con la tbc al collo». Perché incredibile? «Quando è stata diagnostica la malattia a mia figlia la Asl ha fatto scattare i controlli a tutti. Compresi i parenti che vivono in un'altra regione che eravamo andati a trovare». È stato contattato da qualche associazione? «Ho mandato un email al Codacons sapendo che era partito un ricorso e spiegando che ero il papà di Serena». Ha ripreso a lavorare? «Guardi le mie ferie le ho passate in ospedale. Per tutto agosto gli altri miei due figli a me e a mia moglie ci hanno visto separatamente perché ci davamo il cambio in ospedale». Cosa teme di più ora? «Le controindicazioni dei medicinali che prende Serena».

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