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Un'occasione da non perdere

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Lacrisi economica costringe a una rivisitazione delle strutture istituzionali attesa da tempo e che trova tutti d'accordo. In linea di principio. Dalle parole ai fatti però, come sempre, cambiano idee, azioni e anche principi. La proposta del senatore dell'IdV, Stefano Pedica di abolire tutte le province, partendo proprio da quella di Roma è stata accolta da una parte del Pd se non proprio a insulti, quanto meno a un rinvio deciso al mittente. Il senatore però non demorde. «Stiamo già predisponendo la raccolta di firme per abolire le province, compresa quella di Roma. Un ente inutile che serve solo come contenitore per trombati politici - dice Pedica - Per ora ho visto solo inaugurazioni di piazza wi-fi, ma al caro Zingaretti chiedo chi li compra i computer per utilizzare le piazze wi-fi? Vorrei che il presidente della Provincia entrasse in questo dibattito e si facesse parte dirigente. L'istituzione, a prescindere da chi e come la guida, non serve. Occorre invece aprire un confronto serio sull'Area metropolitana e su Roma Capitale». Non tutto il Pd, tuttavia sembra arroccato in quel di Palazzo Valentini. Alle dichiarazioni contro l'esponente dell'Idv di diversi consiglieri provinciali del Pd è seguito il silenzio dei vertici del partito locale. Difficile interpretarlo come un silenzio-assenso per il principio di Pedica, che vorrebbe abolita la Provincia di Roma, o per quello dei consiglieri di Palazzo Valentini che la difendono a spada tratta. A uscire dall'oblio dei democratici Luca Nitiffi, membro dell'assemblea nazionale vicino a David Sassoli. «Sono d'accordo con il senatore Pedica, sarebbe molto più utile ed economico abolire la Provincia di Roma, come quelle di Napoli, Firenze e Milano, piuttosto che cancellare le piccole province come quella di Rieti o i piccoli comuni - dice Nitiffi - vorrei che il Pd facesse una proposta seria e concreta di riforma, partendo proprio dall'area metropolitana di Roma da trasformare in dieci grandi comuni o municipi. A quel punto l'ente Provincia non avrebbe alcun senso di esistere. Così come è assurdo ridurre i municipi di Roma Capitale da 19 a 15. Accorpamenti, come quelli dei comuni minori, che non abbatteranno le spese ma complicheranno di molto la vita dei cittadini. Basti pensare ad esempio alle carte d'identità e che dire poi della prefettura di Roma? La sensazione è che né il Pdl né il Pd abbiano intenzione di attuare una vera e concreta riforma delle istituzioni politiche e amministrative». La poltrona insomma è cara a tutti. In effetti eliminare piccoli comuni dove gli amministratori devolvono la propria indennità alla comunità, come il caso di Vallinfreda, oppure eliminare la piccola provincia di Rieti dove davvero l'istituzione è punto di riferimento, e tenere in piedi decine di auto blu, enti e società doppione (tanto per citare le spese superflue più semplici) a Roma Capitale, sede anche della Regione Lazio, ha un sapore di burla. Ed è un sapore amaro.

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