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Evasori da spiaggia

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Ostia (Foto Gmt)

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Sono tutti poveri o quasi i gestori degli stabilimenti balneari. Guadagnano come un operaio. Almeno stando alle dichiarazioni dei redditi. Diciottomila euro l'anno. Ma l'incasso medio accertato dall'Agenzia delle entrate è di 86mila euro. Tra il dire e il fare (è proprio il caso di dirlo) c'è di mezzo il mare. Un mare di denaro che scompare sotto la sabbia per effetto di scontrini e ricevute non rilasciate al popolo dei vacanzieri. Gli ispettori della Direzione Provinciale II di Roma hanno controllato dieci stabilimenti a Ostia, Fiumicino, Pomezia, Tor San Lorenzo e Anzio e hanno accertato maggiori ricavi per oltre un milione di euro. Entrate non dichiarate. «Le verifiche già concluse - spiega l'Agenzia - hanno messo in evidenza l'occultamento di guadagni pari al 45 per cento di quelli dichiarati». In pratica, la metà di quando arriva dal noleggio degli ombrelloni e dalla vendita delle bevande agli impianti balneari (1.200 nel Lazio, 800 nella provincia di Roma) viene nascosto al Fisco. «In Italia in periodi di crisi economica bisogna trovare sempre un colpevole. Una volta tocca ai medici, l'altra agli avvocati e adesso vengono presi di mira gli stabilimenti balneari», s'arrabbia Fabrizio Fumagalli, presidente del Sib Lazio. «Si dà per scontato che un impianto grande debba raggiungere determinati livelli di reddito ma non è affatto vero. L'Agenzia delle entrate fa bene a controllare ma forse dimentica che proprio la crisi economica ha ridotto del venti per cento i bagnanti nel Lazio nel giro di un anno e chi viene spende meno rispetto al 2010». «Se affitta ombrellone e lettino, rinuncia alla cabina e il pranzo se lo porta da casa», insiste Fumagalli. «Di conseguenza tutti stanno registrando minori entrate». Anche in tempi di magra il vizietto di evadere le tasse comunque resta. Per questo sono in corso verifiche su altri 44 stabilimenti a Ostia, Fregene, Nettuno, Ladispoli e Santa Marinella. L'obiettivo è rilevare il reale volume d'affari del comparto balneare facendo emergere eventuali discordanze con quanto dichiarato al Fisco. L'indagine, che impegnerà gli ispettori per tutta l'estate, è partita da un'accurata attività di intelligence, basata sullo studio dei dati disponibili nei sistemi informatici interni, sulle informazioni acquisite dai comuni costieri interessati e sui parametri che permettono di identificare le sacche di evasione nel settore (numero di ombrelloni e cabine, ristoranti e bar sulla spiaggia). E per ingannare l'Erario c'è pure chi lo scontrino lo rilascia e poi fa lavorare in nero baristi, camerieri e bagnini. «Gli evasori ci sono in ogni categoria; se c'è chi viola la legge va multato», si limita a dire Ruggero Barbadoro, presidente della Fiba Lazio. Va oltre Renato Papagni, presidente di Assobalneari: «Siamo pronti a denunciare chi ci creerà danni economici e chiederemo pesanti risarcimenti. Se ci sono degli evasori fiscali occorre guardare anche ai chioschi sulle spiagge libere».

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