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Bimbo folgorato nel campo rom

La Scientifica nel campo nomadi di Tor de Cenci

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«Voglio morire anch'io», si dispera la mamma kosovara ventenne all'ospedale Sant'Eugenio, accerchiata da una cinquantina di nomadi arrivati sui furgoni sgangherati del campo di Tor de' Cenci, che si strappano i capelli e le vesti tra i lamenti. Il suo unico figlio, George, 11 mesi appena, è arrivato cadavere all'ospedale dietro il Palazzo dello sport all'Eur, eccellenza per le ustioni, dove ogni giorno i nomadi del campo tollerato che sarà smantellato a fine anno, fanno la spola. Ma stavolta i medici del nosocomio che sembra diventato l'ospedale dei rom, per la sua vicinanza al campo sulla Pontina nato a metà anni '90 dove vivono ancora in 400, non hanno potuto nulla. Il bambino è morto sul colpo, folgorato ieri alle 15.45, da una scarica elettrica di un frigorifero, mentre gattonava su una lastra metallica, dietro a una palla nel container della nonna, la prima a chiedere aiuto. In un primo momento si era pensato ad un filo scoperto dell'elettrodomestico toccato col piede. Pare invece che la lastra di metallo abbia raccolto la dispersione elettrica del frigo, senza scaricare a terra la corrente. Il salvavita c'era, ma pare non fosse attivo. Sul posto la polizia scientifica ha effettuato i rilievi e isolato il container. Agghiacciante, come il ricordo del rogo nella roulotte dell'accampamento abusivo in via Morselli, alla Magliana, dove il 27 agosto dello scorso anno, morì un bambino di tre anni e il fratellino di quattro mesi rimase ustionato. E il 6 febbraio scorso, in un altro micro campo illegale su via Appia Nuova, smantellato e riformato più volte, morirono bruciati quattro fratellini mentre i genitori erano al fast-food. Ma quelli erano campi totalmente fuori controllo. Stavolta è diverso. Si è trattato di una «tragica fatalità» ha detto il vicesindaco di Roma Capitale e assessore alle Politiche sociali, Sveva Belviso, che ha spiegato anche il perché. «Il bimbo morto folgorato - ha detto Belviso, che si è precipitata al Sant'Eugenio - in realtà viveva nel Camping river, un campo autorizzato, ed era stato portato a Tor de Cenci dalla mamma l'altro ieri, perché al Camping River i genitori dovevano effettuare dei lavori di ammodernamento del loro container». In pratica, il bimbo è stato trasferito «fatalmente» da un campo rom autorizzato (il Camping River) a un campo rom tollerato ma non autorizzato, quindi non completamente a norma (Tor de' Cenci). «Ecco perché il Campidoglio vuole chiudere i campi rom non autorizzati», ha detto Belviso, che ha detto che questo «sarà chiuso a fine anno, i 350 nomadi trasferiti a La Barbuta, dove andranno anche quelli di Tor di Quinto, 700 in tutto». Belviso ha ricordato che l'allungamento dei tempi è dovuto alla bonifica dei rifiuti tossici rilevati, e ha ribadito che «il piano nomadi va avanti» e prevede «solo insediamenti autorizzati». Belviso si è poi recata al campo di Tor de Cenci «per verificare di persona dove si trovava questo filo e se una morte così assurda poteva essere evitata». Il portavoce dei rom ha detto che «il campo è insicuro», non vogliono più viverci. Eppure quante proteste quando volevano trasferirli a Castel Romano. L'accordo con Angelo Scozzafava, V Dipartimento, a maggio 2010. Il bimbo era con la nonna, che risiede a Tor de' Cenci. Ad un certo punto si è allontanato, forse per seguire una palla gattonando, e ha raggiunto un frigorifero dal quale pendeva un filo. Lo ha toccato col piede. «È stato un incidente domestico», ha detto Belviso ricordando che «ogni anno muoiono 5.500 persone, prevalentemente bambini fino ai 6 anni», ha detto Belviso. E il piccolo George aveva un'età in cui non bastano cento occhi per vigilare. I familiari non vogliono l'autopsia per evitare un'ulteriore violazione del corpicino. Il bimbo rimarrà 48 ore a disposizione dell'autorità giudiziaria che dovrà decidere. Belviso si è dichiarata disponibile affinché la camera ardente possa essere allestita nella moschea del campo rom River dove vive la famiglia.

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