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Trans, pusher e militari a rischio processo

Natalie, il transessuale immortalato in un video con l'ex presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo

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Video a luci rosse, spaccio di droga, pusher ucciso da un cocktail micidiale di eroina e cocaina, estorsioni e carabinieri "infedeli". C'è un po' di tutto nell'inchiesta chiusa dalla procura sul presunto tentativo di ricatto ai danni dell'ex presidente della Regione Lazio e giornalista Rai Piero Marrazzo. Il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo (sul quale il Csm ha aperto una pratica per la vicenda P4) e il pubblico ministero Rodolfo Maria Sabelli hanno infatti chiesto il rinvio a giudizio di tutti gli indagati coinvolti, a vario titolo, nelle indagini che hanno portato all'arresto dei militari e alla denuncia contro transessuali e spacciatori. Sono otto le persone che rischiano di sedersi sul banco degli imputati: si tratta di quattro carabinieri della Compagnia Trionfale, di tre pusher e del viado Josè Alexander Vidal Silva, nota come Natalì. Tutta l'inchiesta è proprio partita da un incontro a luci rosse tra Natalì e Marrazzo, avvenuto il 3 luglio del 2009, nell'abitazione del trans, in via Gradoli 96. Qui, secondo le indagini della procura, entrarono Luciano Simeone e Carlo Tagliente e sorpresero e filmarono il gionalista mentre si trovava in mutande e camicia. Non solo. Nel video ripresero anche alcune «strisce» di cocaina su un tavolino. È stata la presenza della droga in casa a far finire nei guai il transessuale, accusato dai pm di detenzione e cessione di stupefacenti, fatti che sarebbero avvenuti tra gennaio e giugno del 2009. Nella richiesta di rinvio a giudizio è stata inserita anche la morte del pusher Gianguerino Cafasso, trovato senza vita in una stanza d'albergo sulla via Salaria il 12 settembre del 2009, mentre si trovava in compagnia del transessuale Jennifer. Droga che per i magistrati sarebbe stata consegnata alla vittima proprio da Testini, indagato, tra l'altro, per il reato di omicidio volontario pluriaggravato. Per gli inquirenti, infatti, il militare Testini «al fine di procurare a sé e ai suoi complici Simeone e Tagliente l'impunità - si legge nel capo d'imputazione - cagionava la morte di Cafasso cedendogli un quantitativo di sostanza stupefacente consistente in una miscela di eroina e cocaina, con le aggravanti di avere agito con premeditazione e con il mezzo di sostanza venefica». Il giorno della perquisizione illegale in casa di Natalì, i militari si sarebbero impossessati sia di 5 mila euro in contanti, denaro di Marrazzo, sia di tre assegni, firmati dall'ex governatore, per un importo complessivo di 20 mila euro. Tra le accuse c'è anche quella di associazione per delinquere poiché per la procura di carabinieri Testini, Tagliente e Simeone avrebbero effettauto perquisizioni illegali tra la Cassia e il Trionfale al fine di sequestare droga e mettere a segno rapine. Reati che sarebbero stati commessi tra il 2004 e il 2009 grazie anche alla complicità di chi procurava la droga ai transessuali, tra i quali lo stesso Cafasso, che per un lungo periodo avrebbe continuato a spacciare senza essere arrestato proprio perché veniva «coperto» dai carabinieri.

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