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Maxiconfisca ai Terenzio legati a camorra e Casamonica. C'è pure un ex monastero del '700

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Conquesta operazione investigativa si conclude di fatto un'indagine nata sei anni fa quando l'organizzazione criminosa che faceva capo a Luigi e Gabriele Terenzio, legata a esponenti della camorra (i Giuliano di Forcella e i Casalesi), della famiglia Casamonica e a qualche soggetto gravitante intorno alla banda della Magliana, venne disarticolata grazie all'applicazione di una serie di misure cautelari e al sequestro dei beni. La Dia - ha raccontato il capocentro Paolo La Forgia - nell'ambito di alcuni accertamenti patrimoniali, scoprì che i Terenzio, attraverso una società di import/export, vendeva a Roma merce contraffatta proveniente dalla Cina, dopo essere transitata per Cassino. I proventi illeciti venivano poi investiti in una serie di disparate attività commerciali che hanno portato i Terenzio a possedere e gestire beni per milioni di euro pur risultando essi stessi privi di una occupazione ufficiale. Tra i beni oggetto di confisca risultano due lussuose imbarcazioni, a Gaeta e Capri (una usata dai Terenzio per diletto, un'altra che veniva data in affitto a chi voleva fare delle gite), undici auto di grossa cilindrata, l'albergo-castello Auricola Collina Paradiso, che si trova in un ex monastero del '700 ad Amaseno (Frosinone), 41 unità immobiliari, 22 appezzamenti di terreno, diverse società (settore abbigliamento e concessionarie auto) e una cinquantina tra depositi bancari e rapporti con intermediari finanziari.

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