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Malavita a caccia dei killer di Simmi

Roma Prati, il luogo del delitto di Flavio Simmi in via Grazioli Lante

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Non c'è solo la polizia sulle tracce dei killer di Flavio Simmi, ucciso martedì scorso in via Grazioli Lante con nove colpi di pistola. La caccia ai responsabili dell'omicidio di Prati, infatti, sta creando non pochi problemi alla criminalità romana. Durante le indagini della polizia, alcuni settori della malavita romana non si tirerebbero indietro a collaborare con le forze dell'ordine per trovare gli assassini. I riflettori degli investigatori, infatti, stanno passando al setaccio tutte le bande della criminalità organizzata. Lo stesso prefetto Pecoraro venerdì ha spiegato cosa sta accadendo negli ultimi mesi in città: l'escalation di omicidi potrebbe essere legata al «traffico di droga che a Roma è gestito da tante piccole bande che si riforniscono sul mercato - così dice il prefetto - Molte di loro sono state disarticolate nei mesi scorsi e adesso gli spacciatori più piccoli cercano di riorganizzarsi e di assumere sempre di più un ruolo guida sul mercato». Non è un caso che gli investigatori si stiano concentrando sulle analogie dell'omicidio di Simmi con quello di Angelo Di Masi. Masi era un 44enne di Vibo Valentia ucciso il 19 gennaio scorso al Prenestino, venti giorni prima che Simmi fosse gambizzato davanti al Monte di Pietà. Una delle due pistole che ha sparato a Masi è uguale a quella usata per uccidere Simmi: una calibro 9x21. Un paio di mesi fa, tra l'altro, ci fu anche un altro episodio che fa riflettere: il conducente di una Smart al Tuscolano fu vittima di un agguato con due uomini in moto che gli spararono attraverso il lunotto dell'auto ma non riuscirono a ferirlo. Una modalità che ricorda l'omicidio di Prati. La famiglia di Simmi, però, ritiene che il movente dell'omicidio vada ricercato altrove e che Flavio non avesse nessun contatto con criminali. La sorella ha ribadito come dietro il delitto ci sia la stessa mano della gambizzazione di febbraio. Pochi giorni dopo quell'attentato alla famiglia di Simmi fu recapitata una lettera che assicurava: «Finiremo il lavoro per onore». Al momento nessuna persona risulta iscritta nel registro degli indagati.

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