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«Onore agli arrestati». Il gip: restano in cella

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.Sulle due pagine del social network facebook dedicate al ragazzo che lotta tra la vita e la morte tra chi scrive non c'è distinzione di colore politico o schieramento di una tifoseria contro un'altra. Tutti sperano che il giovane chitarrista possa uscire dall'ospedale sulle sue gambe. Ma basta un clic sul nome Bonanni ed ecco spuntare un'altra pagina web, dedicata questa volta, però, a chi a massacrato a calci e a pugni il ragazzo di 29 anni: «Stima per gli assalitori di Alberto Bonanni». Un gruppo creato prima che il gip convalidasse l'arresto per i due ragazzi considerati dal pm gli aggressori del musicista, Carmine D'Alise e Christina Perozzi e che alle 17,30 aveva già raccolto venti utenti ai quali piacevano le frasi riportate sulle pagine web. Come queste: «Onore a loro! ragazzi, non mollate che il giudice vi scarcera presto!», ha scritto un utente un'ora prima che il gip lasciasse in galera i due giovani accusati di aver ridotto in fin di vita Alberto Bonanni. E poi: «Ad Alberto non piace questo elemento», con accanto la fotografia di un casco, usato per massacrarlo mentre era in terra a Monti. A scrivere in questa pagina internet un uomo che si mascherava dietro il nome e la foto di un noto attore di una fiction poliziesca. In pochi minuti altri utenti di Fb hanno commentato quelle frasi che difendevano gli arrestati: «Malato curati, avrai una marea di problemi, gente come te il male se lo fa da solo...poveraccio tu e i tuoi amici...auguri di pronta guarigione ma penso che la cosa sia irreversibile». Intanto dal carcere di Regina Coeli arriva la difesa dei due arrestati, che, interrogati dal gip Valerio Savio, affermano di aver «solo colpito Alberto con un calcio quando era in terra e di averlo visto, dopo essermi nascosto dietro una macchina, alzarsi in piedi e fornire le sue generalità agli agenti». Insomma, secondo i due indagati, non sarebbero stati loro a ridurre in fin di vita il musicista. Anzi. Uno dei due ha detto al gip: «Siamo intervenuti per difendere Massimiliano, un amico pittore che abita a Monti e che stava litigando con quei ragazzi in via Leonina. Prima è partito Carmine (D'Alise, ndr.) e poi sono intervenuto anche io con un altro amico per difenderlo». In base a quanto riferito inoltre da D'Alise, «Massimiliano stava litigando con un giovane dai capelli rasta che brandiva una bottiglia», contro il quale si sarebbe scagliato subito. Sempre secondo la versione di Carmine, il gruppo di cui faceva parte il «jamaicano» e lo stesso Bonanni era composto da una decina di persone, tra cui anche delle donne. Alcuni testimoni hanno consegnato agli investigatori video e foto dell'aggressione realizzati con i cellulari: gli agenti della Squadra mobile hanno anche effettuato una perquisizione nelle abitazioni degli aggressori in cerca dei vestiti che indossavano sabato scorso, la sera dell'aggressione. «Non si è trattato di un battibecco tra bande politiche - ha detto l'avvocato di D'Alise, il penalista Fabrizio Gallo - ma di un gruppo di persone che è intervenuto in aiuto di un amico, poi nella confusione e nel parapiglia la situazione è andata fuori controllo». E intanto continua la caccia degli investigatori al quarto aggressore. «Non volevo che succedesse tutto questo, sto pregando perché Alberto non muoia», le ultime parole di D'Alise al giudice.

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