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Il rimorso del pittore amico dei picchiatori

Via Leonina, i luoghi dell'aggressione ai danni di Alberto Bonanni (nella combo in una foto tratta dal suo profilo Facebook) a Rione Monti (Foto Gmt)

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«Se mi facevo gli affari miei non scendevo... E forse tutto questo non sarebbe successo». È Massimiliano a parlare, il pittore di 45 anni che sabato notte si è affacciato alla finestra di casa, in via Leonina, e ha iniziato a insultare un gruppo di giovani musicisti. Poi, sceso con un bastone in mano, ha continuato la lite fin quando dei ragazzi suoi vicini di quartiere hanno aggredito il gruppo picchiando più di altri Alberto Bonanni, il chitarrista di 29 anni che sta lottando contro la morte all'ospedale San Giovanni. Massimiliano non ha la bacchetta magica. Quel che ha scatenato non si cambia. La tragedia resta. Ma si dice «distrutto» e «non ha voglia di parlare». Suo zio Pietro Stecchiotti, conosciuto nel rione Monti come il «macellaio del Quirinale», racconta che il nipote vuole stare da solo. «Sono cose brutte queste, Massimiliano ora ha questo rimorso. Anche perché conosce i ragazzi che hanno aggredito il giovane: sono figli dei suoi amici». In merito alla dinamica Massimiliano riferisce allo zio che dopo essersi affacciato alla finestra per dire al gruppetto di abbassare la voce, è stato insultato. Sarebbero state lanciate anche delle bottiglie contro il palazzo, è la sua versione. A quel punto il pittore è sceso per un breve litigio e poi è tornato a casa. Dell'aggressione, dice Massimiliano, non ha visto niente «anche perché è successo tutto all'angolo con via dei Serpenti». Questa versione, in realtà, non combacia con la ricostruzione dei ragazzi aggrediti. Secondo i musicisti nessuna bottiglia è stata scagliata contro nessuno: «Una macchina è passata per via Leonina - spiegano - ed è finita sopra una bottiglia che si è frantumata». Con alcune schegge di vetro finite sul palazzo. È a quel punto, spiegano gli amici di Alberto, che il pittore si è affacciato e li ha insultati. Da lì all'aggressione violenta sono passati pochi minuti. Anche la versione sugli insulti dei giovani a Massimiliano incontra alcune obiezioni. Stavolta della proprietaria del locale The Saylor's, dove il gruppo era appena stato. «Sono usciti dal mio locale verso l'1.30 - dice Rosaria Bracale - e si sono appostati in via dell'Angelo. Non stavano facendo rumore. A un certo punto questo Massimiliano si è affacciato e ha iniziato a insultarli. "Andatevene affa...", era la frase meno colorita. Poi è sceso col bastone. Ha fatto una scena che non vi dico. E sono arrivati i suoi amici che hanno iniziato a picchiare. È stato il signor Massimiliano l'artefice della discussione. Ha provocato lui e poi fomentato tutti. Si sente una specie di boss di quartiere ed è il primo a fare casino di sera in piazzetta». Chi ha provocato lo stabiliranno gli inquirenti. Di certo c'è un fatto: il pentimento di Massimiliano non porterà le lancette dell'orologio indietro a sabato sera.

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