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Patanè si ritira Astorre in pole position per la segreteria

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Noncorrerà per essere eletto segretario regionale del Pd. Né in caso di elezione in assemblea né in caso di primarie. Il presidente del Pd romano scrive una lunga lettera al quotidiano della Margherita Europa titolata in modo alquanto eloquente: «Lazio, io non correrò». La lettera non è passata inosservata. Anche perché Patanè solleva due-tre temi alla base del dibattito di questi giorni. Primo fra tutti il metodo d'elezione del nuovo segretario. Il Pd Lazio ne ha cambiati 5 in 4 anni e l'assemblea ha già fallito una volta (Piero Latino) il tentativo di eleggere il nuovo segretario. Dunque, da regolamento, bisognerebbe tornare alle primarie, principale obiettivo del commissario Chiti dopo lo svolgimento dei congressi romani. Patanè nel suo intervento fissa alcuni punti: il Lazio non può aspettare la revisione statutaria del Pd nazionale prevista in ottobre; l'elezione del segretario regionale sganciata da quella del nazionale «ridurrebbe con primarie regionali aperte la portata del voto d'opinione ed esalterebbe il voto organizzato»; l'attuale assemblea regionale «non sembra legittimata a eleggere i nuovi organismi dirigenti di un partito trasformato» perché frutto «di un'era politica tramontata» che non ha mai trovato una maggioranza stabile; il commissarimento «deve portare in tempi rapidi all'elezione di una nuova classe dirigente». Come? Patanè esorta Chiti a «non aspettare la fine del processo di riforma dello statuto» e a indicare, in accordo con il nazionale, «le norme transitorie con le quali si possono rinnovare gli organismo regionali non escludendo meccanismi straordinari». Il nodo alla fine è sempre quello: primarie o non primarie? Patanè lascia a Chiti la scelta, purché però non si traccheggi troppo. Il problema è che senza primarie a spuntarla, alla fine, potrebbero essere quei «politicismi, tatticismi e personalismi» che Patanè vorrebbe mettere al bando. E nella corsa al ruolo di segretario un nome più degli altri sarebbe in pole position: quello del vicepresidente del Consiglio regionale Bruno Astorre, su cui anche Franco Marini starebbe puntando forte. Dan. Dim.

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