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Scoperti i bar della 'ndrangheta

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Il Cafè de Paris

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Un altro colpo di maglio contro la 'ndrangheta a Roma. Stavolta la criminalità calabrese aveva comprato due bar: «Il Naturista», in via Salaria 121, e «Pedone», in via Ponzio Comino 74. Valore: superiore ai due milioni di euro. La compravendita è avvenuta nel 2010. I soldi li avrebbero sborsati il boss Vincenzo Alvaro, figlio di Nicola, 84 anni, detto «Beccauso», ritenuto capo cosca del "locale" di Cosoleto. E Damiano Villari, l'insospettabile ex barbiere di Santo Stefano di Aspromonte, piccolo centro in provincia di Reggio Calabria, nel luglio 2009 travolto dall'inchiesta dei carabinieri del Ros in qualità di proprietario del Cafè de Paris di via Veneto e presunta testa di legno del clan. Ieri i militari della sezione Anticrimine diretta dal colonnello Massimiliano Macilenti hanno fatto il bis. Con l'indagine battezzata «Rilancio» gli investigatori hanno sollevato nuovamente il velo sugli affari della mafia nella Capitale e sull'investimento di grosse somme di denaro di provenienza illecita, ripulite soprattutto acquistando attività commerciali. La rete di attività e imprese - nel Lazio come in Calabria - ha bisogno di teste di legno, della complicità di soggetti nullatenti che acconsentono a comparire come volto legale di attività economiche comprate coi soldi sporchi. Gli investigatori ne hanno individuati e indagati 27. Soggetti nei confronti dei quali il pubblico ministero aveva chiesto l'arresto ma che il giudice per le indagini preliminari non ha concesso. Avviata dal Ros nel 2007, l'indagine «Rilancio» dimostra ancora una volta che le mafie guardano a Roma come grande occasione per riciclare denaro. Riflettono gli investigatori: l'inchiesta «ha «documentato l'elevato livello di penetrazione raggiunto dalla cosca Alvaro nel tessuto economico capitolino attraverso l'acquisizione di numerose attività commerciali e imprenditoriali con capitali illeciti e ha individuato la fitta rete di prestanom utilizzati per aggirare le possibili iniziative giudiziarie».

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