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Quel killer abile e determinato Il giallo dell'ebreo ucciso nel portone

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Oppurelo ha atteso all'interno del portone di via Rodolfo Lanciani e poi lo ha ferito a morte nel gabbiotto, una volta del portiere e ora sede delle cassette postali. È giallo fitto sull'omicidio due sera fa di Rafael Cohen, 74 anni, sposato, tre figli, occupazione da magazziniere dei negozi di David Mayer Naman e una pensione sociale e un'altra per tre guerre combattutte in Israele. Ieri mattina i carabinieri del Ris sono tornati nel condominio del delitto, continuando a setacciare quei pochi metri quadrati di marmo e il tappeto rosso sul quale dalla lama insanguinata verosimilmente sono cadute alcune gocce di sangue. Chi ha voluto la morte di Cohen e perché? Per ora vagliano ogni ipotesi i carabinieri del Nucleo investigativo di In Selci del colonnello Lorenzo Sabatino, coordinati dal comandante del Reparto operativo Salvatore Cagnazzo: vendetta, dissapori legati a un prestito fatto, vecchie storie tenute nel cassetto per anni e sfogate al momento giusto? Alle 20 circa il killer ha maneggiato l'arma bianca con destrezza: ha spinto contro il muro l'anziano, ha puntato la lama al petto della vittima poggiando un palmo sull'impugnatura e facendo pressione con l'altro. Poi si è dileguato come un'ombra. A trovare il corpo una vicina entrata nel piccolo ambiente per prendere la posta. Il medico della Croce Rossa arrivata poco dopo non si sarebbe accorto della ferita sul petto: la presenza di poco sangue a terra ha pensato fosse conseguenza del malore fatale. A sospettare la morte violenta è stato il capitano Massimo Pesa della Compagnia Parioli. Ieri i militari hanno ascoltato familiari e vicini di casa. Qualche commerciante ha ricordato che Rafel Cohen a volte discuteva porché non sopportava le auto sotto casa parcheggiate in doppia fila. Troppo poco per volergli mala sino alla morte. F.D.C.

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