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Winston a processo per omicidio

Delitto dell'Olgiata, Alberica Filo della Torre e il domestico filippino Winston Manuel Reves

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Il filippino Winston Manuel Reyes dovrà sedersi davanti alla Corte d'assise. Non dovrà infatti passare davanti al giudice dell'udienza preliminare poiché sarà processato con il rito immediato. Una scelta della procura basata sulla convinzione che nei confronti dell'ex domestico, accusato dell'omicidio della contessa Alberica Filo della Torre, sono state raccolte prove schiaccianti. Lo straniero è accusato di aver ucciso la nobildonna il 10 luglio del 1991 nella sua villa all'Olgiata. Il processo comincerà il 25 ottobre davanti alla I Corte d'assise. Il filippino è stato arrestato il 29 marzo scorso al termine degli primi risultati di una consulenza del Ris di Roma diretto dal comandante Luigi Ripani, che trovò una traccia di dna, del diametro di due centimetri, coincidente con quello dell'indagato sul lenzuolo trovato intorno al collo della vittima. Trascorse appena 48 ore dal suo arresto, il filippino al pubblico ministero Maria Francesca Loy confessò il delitto. Per la procura sarebbe entrato nella villa per rubare i gioielli della contessa dopo essere stato licenziato. Sorpreso dalla donna nella camera da letto, avrebbe perso la testa, arrivando ad ucciderla e fuggendo poi dalla finestra della stanza. Nel corso degli anni Winston si era sempre dichiarato innocente benché indagato per il delitto. A ottobre, invece, dovrà rispondere di omicidio volontario e rapina impropria. L'ex domestico finì subito nel mirino degli inquirenti all'epoca del delitto, insieme a Roberto Jacono, figlio della maestra che si prendeva cura dell'educazione dei figli della contessa e poi prosciolto alcuni mesi fa dalla stessa magistratura. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, coordinati dal procuratore aggiunto Pierfilippo Laviani, l'assassino prima picchiò la contessa, poi la strangolò e, infine, la colpì con uno zoccolo alla testa. Dopo anni di indagini che non portarono quasi a nulla, il marito della vittima, Pietro Mattei, decise nel gennaio 2007 di presentare un'istanza con l'avvocato Giuseppe Marazzita per chiedere di sottoporre al test del dna cinque reperti utilizzando le nuove tecnologie. Da qui la scoperta di due macchie ematiche dell'indagato sul lenzuolo (il Ris ha anche usato un manichino per ricostruire la scena del delitto) e tracce ematiche, probabilmente sudore, sul Rolex che aveva al polso la vittima al momento dell'aggressione.

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