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Sul giallo dei voti a Renata il Pd rischia i suoi alleati

Renata Polverini

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L'analisi matematica del voto nei tre comuni più delicati dove si è votato (Cassino, Sora e Terracina) e che ha mostrato come certamente una parte delle preferenze del centrosinistra sia andato al secondo turno ai candidati della lista della Polverini, Città Nuove, ha scaldato ancora di più un clima già rovente alla Regione Lazio (e non solo). L'attesa, e l'obiettivo, è la mozione di sfiducia alla giunta Polverini, presentata da una parte dell'opposizione e annunciata dal capogruppo Pd, Esterino Montino, che si discuterà alla Pisana il prossimo 9 giugno. Tra i primi a sparare a zero è l'eurodeputato di Fli, Potito Salatto: «Montino, come ognuno di noi, conosce a memoria i numeri del consiglio regionale e dunque sa benissimo che la mozione non solo non passerà, ma avrà l'effetto di ricompattare quella maggioranza che ha dato segni di nervosismo. Si offre così un gigantesco (e gratuito?) favore alla Polverini». Una lettura respinta al mittente dal vice presidente del Consiglio regionale, Bruno Astorre che chiarisce: «Gli attacchi a Montino sono attacchi a tutto il Pd». E se il capogruppo de La Destra, Francesco Storace, consiglia ancora una volta al Pd di ritirare la mozione, a fibrillare è a questo punto una parte dell'opposizione. Il capogruppo dei Verdi, Angelo Bonelli precisa: «La mozione di sfiducia è un atto di igiene politica, è indispensabile per fare chiarezza. Si tratta di un atto necessario per evitare che in questa situazione di pseudo-disordine la maggioranza faccia incuci o trattative più o meno nascoste, per ottenere posti di potere». Di "inciuci" parlano anche i radicali: «Quando il Pd ha fatto inciuci con la Polverini lo abbiamo denunciato con forza in ogni sede. Ma oggi la mozione di sfiducia è necessaria perché le crisi si discutono dentro le istituzioni e non sui giornali o in riunioni riservate. Come Radicali, insieme al resto dell'opposizione, abbiamo riflettuto su un effetto ricompattamento della mozione quando abbiamo deciso di presentarla, con la consapevolezza però che questo effetto sarà solo il frutto della paura dei consiglieri di maggioranza di andarsene a casa e di perdere poltrone, indennità e prebende varie, necessarie, per molti di loro, per saldare gli ingenti debiti contratti per la campagna elettorale dello scorso anno. Abbiamo dato fiducia al Pd in Consiglio - conclude la nota dei Radicali - Se verrà meno agli impegni presi lo denunceremo come fatto in passato e con ancora maggiore forza». Scetticismo da parte dei partiti dell'opposizione che hanno avallato la proposta della mozione di sfiducia del Pd. Alla fine, è Montino stesso a chiarire: «Non capisco il nervosismo di Storace e compagnucci di Fli rispetto alla nostra mozione di sfiducia: se sono così coesi e hanno sulla carta una maggioranza granitica dovrebbero dormire sonni tranquilli e passare un week end di assoluto riposo. Non è stato il Pd e il centrosinistra a dire che l'attuale coalizione che governa la Regione non esiste più. Lo ha detto la Presidente solo due settimane fa - ricorda Montino -. Ecco, il centrodestra nella nuova versione felix venga in aula a illustrare i motivi di tanta ritrovata concordia: è un atto dovuto nei confronti dei cittadini del Lazio. In politica contano i fatti non i cultori dell'interpretazione autentica». Una versione "felix", quella del centrodestra che non regge. A tacere ieri sulla mozione di sfiducia è stato infatti solo (e non sarà un caso) il Pdl.

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